Da quanto tempo esiste
il progetto Snowdonia Records in cui sei coinvolta? Snowdonia è nata come fanzine cartacea e tape-label ed esiste fin dai primi anni 80. Ci siamo imbattuti in Marco Pustianaz (il bislacco poeta che ha dato l’avvio a tutto questo) tanti anni fa, l’occasione fu l’invio di un demo del mio gruppo e tra una lode e una critica fu pubblicata la nostra prima cassetta e diventammo amici. Ci trovavamo nella sua casa di Torino quando ci comunicò che aveva intenzione di uccidere Snowdonia. Io e Alberto eravamo allettati dall’idea di ricevere un mucchio di cassette e poi pubblicare su Cd quelle che ci piacevano davvero. Fu così che l’etichetta si trasferì dal Piemonte alla Sicilia, era il 1997. In quanti siete a portarlo avanti? Sei sola o hai l’appoggio di altre persone? Potresti specificare sesso, età e titolo di studio delle persone coinvolte? Si tratta di una faccenda puramente sentimentale, dolcemente disastrosa dal punto di vista pecuniario. Io e Alberto (33 anni, maturità scientifica e un inopinato ritiro dagli studi a 3 esami dalla laurea in lettere) ce ne occupiamo insieme da sempre in qualità di grafici, direttori artistici, web designer, pubblicitari, becchini e demiurghi. Ho 32 anni e una maturità classica conseguita presso il più snob e classista dei licei messinesi, il Maurolico. Mi vanto spesso del fatto che un mio compagno di allora oggi è il presidente del Messina calcio. Credo di essere rimasta l’unica di quella nidiata di figli di papà a dedicarmi ad arti economicamente improduttive. Sarà perchè mio padre faceva l’operaio alla Sip? La label ha una consistenza economica che ti consente di dedicarti solo ad essa o svolgi altri lavori? Snowdonia è una piccola vampira assetata di sangue. Io lavoro come grafica e tutti i soldi del mio miserabile stipendio finiscono in questo amato pozzo (senza fondo). Quante uscite produci mediamente l’anno? Nel 2002 ne sono usciti 4, come nel 2004, nel 2005 ne usciranno 8 e nel 2001 ne abbiamo pubblicati 9...e così via. Non pretenderai che una donna con in mano un diploma squisitamente umanistico si metta a fare la media, vero? Usualmente le tue produzioni portano solo il marchio della tua etichetta o preferisci lavorare nel campo delle coproduzioni? Perché? Le coproduzioni sono una grazia di dio che viene dritta dal cielo. Mi piace moltissimo conoscere nuove persone, allargare il giro, espandere gli orizzonti, dividere le spese (come vedi c’è una mescolanza affascinante di nobili motivazioni e meschine necessità). Ritieni che la tua label sia da considerare un progetto Do It Yourself? O ti occupi solo di promuovere band indipendenti al di fuori di questa etica? Lungi da me giudicare le etiche altrui, non mi sono mai occupata di morale (ci sono i preti, gli anarchici, i filosofi e i critici musicali per questo). A me interessa semplicemente dare voce a chi penso meriti di poter parlare al prossimo attraverso la musica. Il fai da te non è affatto una questione etica per quanto mi riguarda, è, banalmente, una necessità. Mi sono ritrovata a fare le cose da sola, ma se avessi tanti soldi mi piacerebbe lavorare insieme ad altre persone, magari affittare un locale e riempirlo di freakkettoni creativi, nerds indipendenti, belle ragazze e bei ragazzi. Non rifiuterei un contratto di distribuzione Sony, anche se so benissimo che alla Sony l’arte interessa quanto interessano le donne ad un omosessuale incallito. So per certo che non rinuncerei mai alla mia libertà, se un grosso capitalista magnone mi permettesse di fare quello che voglio lo sfrutterei (esattamente come lui sfrutta in maniera criminale le risorse umane e naturali). Esiste una qualche etica a cui fa riferimento questo progetto? La libertà espressiva, la voglia di vivere e il piacere di comunicare. Quali sono i motivi per cui nasce una etichetta indipendente o D.I.Y.? Un’etichetta indipendente dovrebbe nascere perchè in un sistema capitalistico avanzato (e agonizzante) ci sono degli individui che, incidentalmente, in maniera del tutto patetica, trovano increscioso che si debba mettere una canzone (e quindi un pezzo di vita) su un cellulare che trilla per non dirsi nulla. Io trovo pazzesco il fatto che mia cugina diciottenne ascolti i Blue (i Modern Talking erano più carini). Secondo te è corretto parlare di una “scena” indipendente in Italia? Tutto dipende da cosa si vuol essere indipendenti. Io apprezzo chi è indipendente da se stesso e dal suo mondo. Il 90% di chi si definisce indipendente è di fatto prigioniero e affetto da quella orrenda malattia sociale che chiamiamo desiderio di appartenenza. Ci si annusa, ci si sceglie, ci si lamenta. Esiste solo una forma di indipendenza reale, quella che non ti confina in nessun territorio facilmente identificabile. È libero chi oppone il rumore alla melodia come se stesse portando avanti chissà quale guerra? Poi ci sono gli emergenti (mio dio), quelli che si dichiarano indipendenti solo perchè sperano da un momento all’altro di fare il botto. Un tipico indipendente italiano si limita a disegnare la sua estetica ribaltando (e quindi imitando) quello che lui ritiene deteriore. Gwen Stefani fa certe cose e ha successo? Beh, io faccio il contrario, perchè sono intelligente, colto, affascinante, bello dentro e fuori. Esistono esseri umani che credono fermamente che piantarsi dell’acciaio in fronte o pubblicare musica deprimente li renda liberi. Snowdonia risponde: w i sonic youth e w renato rascel. La testa degli artisti è spesso più piccola, desolata e triste di quella di un qualunque senatore dell’Udc. Buffo, no? Credi che Internet sia attualmente di aiuto per musica di nicchia come quella indipendente o autoprodotta? Internet può aiutare le persone come me a trovare un mucchio di informazioni interessanti. Tramite internet posso conoscere un’etichetta giapponese o turca affine a Snowdonia. Per il resto è tutta una stucchevole bufala. Cosa ne pensi delle webzine? È come dire: cosa ne pensi del cinema? Del cinema non penso nulla, però ritengo che determinati film o certi registi siano fantastici. Devo dire che le webzine sono molto spesso superiori alla qualità dei loro lettori (basta dare un’occhiata ai forum). In Italia ce ne sono di buonissime, ad esempio www.sentireascoltare.com ha una marcia in più, approfondisce parecchio, è molto seria e completa, così come lo è www.musicboom.it e parecchie altre. Alcune fanno pena ed eviterò di nominarle. Delle messageboard? Non so cosa siano, scusa l’ignoranza. Dei blog? È una delle follie del momento storico nel quale viviamo. L’etica più forte di oggi recita che chiunque si può sentire libero di condividere con tutti il suo pensiero, chiunque può andare a mescolare Bowie con Carletto il principe dei mostri e vantarsene con gli amici. È facilissimo registrare il proprio cd con la scheda del computer ed è ancor più semplice metterlo in rete. Bellissimo, entusiasmante, fantastico...peccato che su 1000 bloggers 990 siano dei noiosi, insopportabili cretini narcisisti e che gli artisti che meriterebbero di pubblicare qualcosa siano appena l’1% di tutti quelli che lo fanno. Viviamo la parodia della democrazia. Credi che la scena indipendente in Italia abbia avuto lo stesso sviluppo che nelle altre nazioni europee? Perché? Non oso lanciarmi in una simile analisi senza avere una profonda conoscenza di altre realtà territoriali. Chiunque ti direbbe che le cose all’estero vanno meglio, io non lo so. Ritieni che band che si sono formate all’interno del circuito underground indipendente debbano sempre rimanere fedeli ad esso? La tua opinione cambia quando vengono usati altri canali di promozione, come spesso avviene con l’intervento di major o management interessati? Assolutamente no. In realtà non lo pensano neppure quelli che lo dicono, il fatto è che se uno ha un pò di successo gli altri rosicano, tutto qua. Io credo che una major possa offrirti l’occasione di lavorare con più serenità, tranquillità, offrirti studi migliori, l’occasione di fare tanti concerti ecc... Una major ti prende perchè pensa di poter fare i soldi e per fare soldi ti mette in mano degli strumenti che puoi sfruttare per migliorare la tua arte. Poi ovviamente ci sono le prostitute, individui poveri di spirito e senza alcun talento che prendono l’occasione al volo per dare libero sfogo ad un preesistente squallore mentale. Bugo è passato da Snowdonia, Wallace e Bar la muerte alla Universal e il nuovo cd è di gran lunga il suo lavoro migliore, ecco un ottimo modo per sfruttare una major. Vista la qualità umana della persona non credo che cambierà se stesso per dare modo a qualche azionista ignorante di comprarsi la quarta jaguar. È una guerra, bisogna stare all’erta ma, se ne hai occasione, vale la pena combatterla. Sono situazioni per uomini duri. Che funzione pensi che abbiano avuto i centri sociali nella diffusione della filosofia D.I.Y. in Italia? Beh io ho conosciuto Snowdonia comprando un LP dei DsorDNE in un centro sociale. C’è anche da dire che il tizio che me lo ha venduto mi ha detto: non prenderlo, è una merda, comprati i Kina. Mi è capitato troppo spesso di conoscere frequentatori di centri sociali fin troppo schiavi di se stessi per i miei gusti. Quelli che il punk è figo perchè ci somiglia e quello li è una merda commerciale. Probabilmente sono troppo anarchica per questo genere di conservatori moralisti. E le vecchie fanzine cartacee? Dolcissime, mi piacciono tutte, anche le più brutte, hanno un fascino particolare. L’altro giorno ho ricevuto una copia di “Beautiful Freaks” e non nascondo di essermi commossa. Opinioni e osservazioni…. Quando sarai laureato, ricco e famoso compra i dischi di Snowdonia, teniamo bisogno. |