Maisie "Music is a fish
defrosted with a hair-dryer" "Se Pierre Boulez arrangia Bruno Maderna perchè mai Falter Bramnk non può arrangiare i Maisie?". Da questo interrogativo, recitato dal severo Marco Pustianaz nell'intro d'apertura, prende forma il nuovo affascinante gioco dei Maisie. I più accorti si chiederanno "chi è Falter Bramnk?" e "che fine ha fatto Cinzia La Fauci?". Cinzia governa i colori '60 dalla copertina, il suo partner in crime Alberto Scotti estrae dal cilindro una serie di spartiti geniali ed ecco che in men che non si dica i Maisie si affidano per il loro terzo album alla mano di un arrangiatore francese a dir poco spaziale, quel famoso signor Bramnk (di cui leggete altrove la recensione del suo esordio snowdoniano). Per il gusto di percorrere sempre l'altra strada, perchè Mr.Bramnk effettivamente è al di fuori dell'ordinario (canta, arrangia e suona 3000 strumenti con quel misto di foga spiritata di controllo estremo che è dei geni), e poi perchè i due messinesi sanno che anche stavolta a uscirne rafforzati saranno loro. Il risultato è una musica più che mai indefinibile e più che mai avvincente. Una massa informe di escrescenze cartoon e di trippe glassate, di brioscine dorè e di sputo-fritture. E così un classico come Resta di stucco è un barbatrucco diventa avant-jazz cremoso attraversato da applausi, bolle e pistole giocattolo, le fluorescenze da spy-story psichedelica di Dick Smart 2007 (una delle due versioni è affidata al bossa-noise conductor di Jacopo Andreini) saettano lungo i fondali come allucinazioni Warner Bros, Las Momias suona come se il Miles Davis di Sketches of Spain anzichè andare di roba si riempisse di micropunte, Andy Warhol Made in China suona come se il Miles Davis dei live demoniaci anteponesse il mandrax alla cocaine. Sun Burns in Pink Air è una supernova glam '70 persa nello zero, Mr. Clam is still missing gareggia con la fattanza mongola devozionale ma in più ha i raggi X, mentre le segrete di Sadist of Notre Dame e gli spasmi di Plaisir à Trois aggiungono la parola profondità a un disco che porta ad una tensione inverosimile il concetto di luminosità del suono. Un disco chiuso da My Body Was a Luminous Accumulator, che poggia sulle armonie chitarristiche del Vasco Rossi circa '82, scemando l'opera come se fosse stata tutta un'allucinazione, come sapendo che la vita- come un musical- è tutta rappresentazione. (8) Christian Zingales - Blow Up La prima traccia del disco italiano più bello di questo inizio anno è un'introduzione - parlata - di Marco Pustianaz, che offre un quadro scoraggiato della musica odierna: la parola chiave, ribadita con insistenza, è "noia". Va da sé che il resto del "Pesce Scongelato con l'asciugacapelli" è l'esatta dimostrazione del contrario, proponendo un ulteriore spaccato di quella scena europea fatta di incroci e collaborazioni, anzi di incesti e contaminazioni, all'insegna dell'ironia e del travestimento kitsch, che trova nel duo messinese e nella loro Snowdonia una sorta di baricentro ideale. Al di là delle diverse partecipazioni di collaboratori più o meno frequenti, sul piano musicale (su tutti Jacopo Andreini) ed editoriale (la sempre più amata Mizmaze), l'idea di fondo di Cinzia e Alberto sta in questo caso nell'affidare in buona sostanza l'esecuzione della loro musica a Falter Bramnk, ovvero monsieur Frank Lambert da Lille, con la sua cricca di strumentisti (tra cui molti specialisti dei fiati) proveniente dalle diverse aree delle avanguardie francofone, con particolare attenzione alla frangia continentale del movimento "Rock in Opposition" (Falter Bramnk ha del resto connessioni abbastanza dirette con gli Art Zoyd). I brani dei Maisie (da alcuni classici come "Resta di stucco, è un barbatrucco" alle cose nuove di zecca) completano così una transizione già in atto dalla contundente no wave degli esordi ad una bolla di sapone con riflessi più soffici e swinganti, dove nuotano impazziti motivetti circensi, scorie di Mothers in acido (o è la Bonzo Dog band, come suggerisce "I'm swinging"?), paesaggi bandistici e veementi inserti free, simulacri di Ziggy Stardust (ma Bowie venderebbe la nonna per scrivere oggi "Sun Burns in Pink Air") e surf-jazz da telefilm di spie. Una sensazione cinematografica, da colonna sonora di culto (ma, per una volta, non per forza da B-Movie) aleggia del resto in una buona metà dei pezzi, trovando una succosa orchestrazione di "Sadist of Notre Dame" (Richard Cuvelier alla tromba, Bruno Cheynier al trombone, Steu al contrabasso e M. Lambert a tutto il resto, segnatevi questi nomi con il pennarello indelebile!) bagliori di irripetibile magia. Di Falter Bramnk si apprezzano anche alcuni testi brevissimi ed incisivi ("Plaisir à trois" è un haiku dall'ineffabile equilibrio erotico...), e del pazzo Yanik Miossec, un violino, questo si da no-wave industriale dell'estremo oriente, che fa di "Andy Warhol Made in China" il ponte ideale con i Maisie delle origini, destando tuttavia qualche rimpianto per la brevità della sua apparizione. Ma ci sarà tempo per tornare sull'argomento, perchè l'eccitante macinino Maisie, ancor più colorato anche se meno sgangherato di prima, continua ad andare allegramente al massimo dei giri! Enrico Ramunni - Rockerilla Ad un anno di distanza dall' ottimo "Do you still remember...", in cui collaborazioni e rifacimenti di terzi si sprecavano, secondo una programmatica linea ideologica autoreferenziale che li vede sempre più distanti da sè stessi, Albano Scotti e Romina La Fauci ritornano scandalosamente, in veste strettamente autoriale, affidando, stavolta totalmente, le partiture dei loro componimenti ad arrangiatori coi controcazzi. All' interno, musiche da boudoir si sviluppano in forma di ipnotiche suite modali che sembrano, per intensità, durare molto più del loro tempo effettivo ( i due minuti e mezzo di Andy Warhol made in china, sostenuti da un basso micidiale, sono davvero relativi ). Un disco che, tra deejays rosa su fondi rosa, madonne dal collo lungo, macinini mancini, lame affilate, cunicoli claustrofobici, forbici di barbieri atletici, chiccherie elettroniche, misteriosi recessi mnemonici come scintille perse nel buio, incantesimi e disincanti, non mancherà di destare sbigottimento e perplessità in chi è convinto che l' underground debba essere sporco e cattivo. I Maisie, infatti, rivolgono lo sguardo ad un altrove lontano e dorato, in cui idealmente Webern, Stockhausen, Maderna e altri geniacci fanno merenda coi grandi autori di canzoni immortali come Gershwin, Rodgers, Porter, scongelando pesci d' intrattenimento, sperimentando innesti plastici, ficcando melodie aggraziate in tutti gli orifizi e decorando con piume di pollo. Naturalmente i paradossi nascenti dalla operazione di non musicisti (infatti non suonano letteralmente alcunchè ) che scrivono composizioni e le fanno arrangiare ed eseguire a musicisti "seri", con ciò che ne consegue rispetto a stile, tecniche personali, impostazioni e approcci, scelta dei suoni, avrebbero bisogno di essere approfonditi con mille riferimenti al Pop, al Dada, tenendo conto delle infinite possibilità che ha la rappresentazione di un' idea. Il discorso centrale di fondo, che hanno focalizzato e a cui sono arrivati i maisinesi col loro solito, disimpegnato, spiritoso atteggiamento estetico, verte sul concetto di "senza tempo", sulle magiche concatenazioni di note che rendono assoluta un melodia, sulla validità, insomma, della musica nella essenzialità della composizione. È bello ciò che piace o ciò che è veramente, indiscutibilmente bello? Il tema di Brazil è di una bellezza unica, sia cantato da un bambino che suonato furiosamente da centinaia di persone festanti o da un coglione diplomato al conservatorio col suo bel leggio davanti, mentre 'Smells like teen spirit' è una merda, anche rifatta dal Kronos (o dall'Arditti, non ricordo). Una visione lucida-ludica pienamente consapevole, quella degli snowdonici, che si esplica interamente nel concetto espresso dal titolo, nonchè nel manifestino diaframmaticamente recitato da un beffardo Marco Pustianaz che invita, come un monito, all'ascolto. Dick Smart 2.007 ci introduce in un torbido night club affollato di gangsters italoamericani in gessato, puttane sdentate che ancheggiano su un conturbante ritmo di synth-jazz lascivo e possente, mentre una tromba languida scivola su un leggiadro loop di wives and lovers del maestro Bartolomeo. Subito dopo, "Resta di stucco è un barbatrucco", tema caro ai nostri, singultante e imprevedibile ci accompagna nei recessi della nostra pubertà, quando giochi con pupazzi e figurine e pensi già a scopare. Ti lasci dietro la spensieratezza delle bande di paese, dei luna-park pervasi di odori dolciastri, con le giostre che sembrano levitare, la testa che gira, il vociare della gente, le luci confuse, come in un sogno felliniano di equilibristi emaciati, mangiatori di fuoco e organetti a manovella. "I'm swinging", dall' inciso weilliano, diverte con gli intermezzi sci-fi e stupisce con le progressioni del piano sul battere del rullante. L'alito caldo del phon scongela poi, con lo swingante pop alieno di "Uxoricide waltz", il Nicholson di Shining che, ricominciando a connettere, si ritrova un' accetta tra le mani e ricorda. Una frase di organo ostinatamente reiterata, giri di basso che non si chiudono mai, larsen dissonanti, un sax ruffiano contrapposto ad un esile flauto, tutto concorre a rendere l' atmosfera poco rassicurante. "Sun burns in pink air" è uno dei momenti più alti e riusciti di perfetto elettropop demodè, screziato appena da synth scorreggioni e cut-off acidi, con un imperdibile, lungo middle strumentale di sconvolgente bellezza. Dopo il delizioso intermezzo di jazz sporco e dolorosamente vitale di Andreini & theFartfara, che riprende Dick Smart in un' altra chiave, si precipita, con "Sadist of Notredame", in un incubo residenziale fatto di violini martoriati, trombe imploranti pietà, campane funeree. Pensi di esserti risvegliato, con una vocina che ti ronza nella testa intorpidita, e invece rieccoli i mostriciattoli minacciosi in Plaisir à trois, una drammatica colonna sonora horror tra Dario Argento ed Henry Cow, tesissima all' inizio e sospesa nella seconda metà, come gli ultimi secondi prima della carneficina inevitabile in cui ti ripassa la vita davanti mentre sei paralizzato dalla paura. Il disco si chiude soavemente coi tedeschi Daisy Cooper che interpretano "My body was a luminous accumulator" nella sua pura essenzialità, con una voce angelica che volteggia su un arrangiamento di imbarazzante, luminosa semplicità: intro, strofa, refrain, fine. In un'intervista al mensile Blow up dell'Aprile 2001, l'incredibile coppia Cinzia La Fauci e Alberto Scotti (veri e propri "agit-pop" con l'incredibile sottobosco musicale di Snowdonia e con il gruppo a loro nome, i Maisie) dichiarava: "Troviamo la musica moderna (dagli anni '60 in poi) terribilmente pretenziosa e presuntuosa: tutti credono di potere fare tutto da soli, testi, musiche, arrangiamenti, produzione. Secondo noi la figura dell'arrangiatore esterno al gruppo è assolutamente da recuperare." Detto fatto. Questo nuovo disco a nome del gruppo è stato affidato alle amorevoli cure dell'arrangiatore e multistrumentista francese Falter Bramnk e il risultato è davvero considerevole, perché la pazzesca varietà di idee, spunti, scenari pop, giocattolami e caramelle a fumetti, viene lavorata da Bramnk con una fantasia e una incisività uniche. Scivolando fuori dalle classificazioni proprio un istante prima che la cosa diventi segno riconoscibile, queste 14 canzoni [introdotte con puntigliosa serietà dalle imperdibili parole di Marco Pustianaz] esplodono energia e luce da tutti i pori, miscelando riff spernacchiati e gustosi impasti di ottoni, fondali da cartone animato e samples devianti. Già, perché con i Maisie il confine tra il delirio allucinatorio e la gioia dei giochi infantili diventa di una labilità pericolosa e seducente, e le divagazioni attorno al mondo di Barbapapà (eccezionale "Resta di stucco è un barbatrucco") lo stanno a dimostrare; ma anche gli scenari più scuri, come "Sadist of Notre Dame" possiedono una forza ammaliatrice. In fondo, l'obbiettivo del duo è sempre quello di arrivare al cuore del pop e la grande sorpresa di questo "pesce scongelato" è che dentro al cuore del pop guizzano colori e fondali che non si immaginavano. Enrico Bettinello - Allaboutjazz "La musica è un pesce scongelato con un asciugacapelli": con un titolo così è difficile attendersi qualcosa di normale, specie considerando che i titolari dell'operazione sono i Maisie e il marchio che la sponsorizza è quello, rinomato per "eccentricità intelligente", della Snowdonia. In questa circostanza, comunque la coppia Cinzia La Fauci/Alberto Scotti è andata ancor più al di là della norma, limitandosi a comporre i brani per affidarne poi l'interpretazione al tastierista francese Falter Bramnk o, in un paio di casi, ad altri musicisti amici: una scelta certo bizzarra ma premiata da risultati senz'altro apprezzabili, sia in termini - come dire?- di estetica sonora che per quanto riguarda gli equilibri tra attitudine alla "ricerca" e godibilità della proposta. Ben lungi dall'essere un'opera all'insegna del nonsense, o magari uno di quegli inascoltabili (e vuoti) deliri cari ai sostenitori del rumorismo filo-industrial, "music is a Fish Defrosted with A Hair-dryer" è invece un policromo e spesso allucinante collage di sperimentazioni "pop": a volte anche allucinato, il che non guasta affatto, ma per lo più giocato sugli intrecci di melodie e sull'elemento sorpresa. Menzione speciale per canzoni - si, vere e proprie canzoni - quali "I'm swinging", "Uxoricide Waltz" o "Sun burns in Pink Air", che spiccano tra assortite citazioni pseudo-lounge, sigle cinematografiche e teatrini dell'assurdo che piacerebbero ai maestri Residents. Federico Guglielmi - Il mucchio "Che noia questa musica moderna... è come un condominio dove il vicino non parla mai al suo vicino..." Il saggio Pustianaz introduce in questo modo il nuovo CD dei Maisie. Che non è un CD dei Maisie, o almeno non del tutto. Infatti i nostri amici messinesi hanno lasciato alcune delle loro migliori hits nelle mani del compositore Falter Bramnk, e bisogna dire che quest'ultimo ha fatto veramente un buon lavoro, per incasinare ulteriormente le già sghembe strutture melodiche (?) del duo composto da Alberto Scotti e Cinzia La Fauci. Incasinando il tutto ha anche districato notevolmente le trame, e questo è bene. Perchè possiamo ora apprezzare un free-swing in Dick Smart 2007, con suoni space a interrompere le frasi piacevolmente jazzy. E il pop dolce come una caramellina al rabarbaro, racchiuso in Resta di stucco, è un barbatrucco. È genialità che si unisce a genialità. Follia che si unisce a follia. Maestria e tarocco insieme. Credo che il duo siciliano sia molto soddisfatto del risultato. E ne ha ben ragione. Monsieur Bramnk sa dove mettere le mani. Sa fare il Bacharach spettrale (quasi da colonna sonora per Scooby Doo) in I'm swinging. Tra B-Movie e Disney. Questa è gente notevole, signori e signore. Gente con le idee che fuoriescono a fiotti, e che si spintonano per entrare nei 3 minuti di una canzone. A volte sembra perfino di sentire un Talking Head o due aggirarsi tra le tracce (My Body was a luminous accumulator... sarà che sto invecchiando. Un Barbapapà disc jockey mi distrae dall'inganno per riportarmi a Snowdonia. Mi chiedo che effetto farebbero queste musichette su una lussuosa nave da crociera. O se non abbia sentito qualcosa di simile in "La Famiglia Mezil" (ricordate?). Einsturzende Neubauten? Avete qualche cosa a che fare con tutto ciò? E comunque non è straordinario un pezzo come Sun burns in pink air? Diavolo, Maisie, ci casco ogni volta. Ammaliato. Eppure sono convinto che qualcuno troverà che il discorso di Pustianaz è l'unico pezzo seriamente e compiutamente interessante. A me piacciono tutti e 15. Sono un accumulatore luminoso, ormai. Ales Mattiuzzo - Musicboom La musica di oggi è un pesce congelato. È possibile fare qualcosa per dargli la possibilità di tornare a vivere? Difficile domanda, ancor più difficile la risposta. I Maisie, però, hanno provato a trovare una soluzione. Soffiargli sopra, magari con un asciugacapelli. Follia? No, splendida realtà, mischiata, certo, a quel pizzico di pazzia indispensabile per rendere geniale la risoluzione di un problema. Marco Pustianaz (il nostro "spirito guida" ) è esauriente nella sua spiegazione "parlata" che coincide con la prima traccia dell'album. Una "noia sonora" ci circonda. Noia che rischia di rendere apatico anche l'animo più predisposto al confronto. Nessuno comunica, collabora, contamina. tutti fanno tutto da soli. Allora, perché non far arrangiare ed eseguire i brani scritti da Cinzia ed Alberto da Falter Bramnk? Questo non significa abbandonare, da parte dei Maisie, l'esecuzione diretta. No, è solo vivere il piacere di rapportarsi con altri musicisti, possibilmente non catalogabili, così come non lo è il gruppo made in snowdonia. Il risultato? Un indecifrabile tragitto, dove la parola cover è forse la più sbagliata, mentre ri-scrittura e re-interpretazione sembrano essere quelle più azzeccate. I Maisie scrivono, "veri" musicisti suonano. Ed ecco la mutazione, la nuova vita che sorge dalla precedente. La presunta leggerezza diventa free jazz sporco ("Dick Smart 2.007" realizzata da Jacopo Andreini & The Fartfara), l'ironia si trasforma in un pop simile al concetto di anti-pop ("Uxoricide Waltz"), la seducente schizofrenia si tramuta in atmosfere acide ("I'm swinging"), ed è solo la semplicità dell'emozione a restare immobile, perché, anche se cambiano gli assoli, la commozione non può scomparire: è indistruttibile ed incancellabile ed i tedeschi Daisy Cooper sono straordinari nel ricordarcelo con "My body was a luminous accumulator". E se vorrete sfuggire alla serenità obbligatoria, quella rassicurante che cela al suo interno realtà spesso drammatiche, difficilmente resterete indifferenti all'inquietudine di "Plaisir à trois" o agli esistenziali istanti strumentali che concludono una "Sun burns in pink air" graffiata, in principio, da un'elettronica contemporaneamente sfuggente ed incessante. Il pesce è tornato a nuotare, vive nell'oceano, o, più probabilmente, nel mare mediterraneo vicino a Messina. Il colore della schiuma delle onde ci spinge all'ottimismo: in futuro vedremo ancora la sua ombra nelle acque. Marco Delsoldato - Suburbia Magazine Maisie è il nome del duo formato da Cinzia La Fauci e Alberto Scotti. Non-musicisti e fieri di esserlo, si sono rivelati in pochi anni una delle perle più brillanti della scena alternativa italiana e non solo. Inclassificabili, i Maisie amano esprimersi in piena libertà, senza restare vincolati ad uno stile preciso e attingendo a spunti e suggestioni di vario genere, che danno vita a mix assai intriganti. Per il loro terzo disco, che si chiama Music Is A Fish Defrosted With A Hair-Dryer ed è pubblicato, come i precedenti, per la loro etichetta personale Snowdonia, optano per la scelta drastica di non suonare le loro composizioni, affidandone l'esecuzione al musicista francese Falter Bramnk, con la collaborazione del polistrumentista Jacopo Andreini e del gruppo tedesco Daisy Miller. Da un punto di vista musicale, il risultato è un intrigante e stupefacente cocktail di atmosfere, con echi di pop sofisticato, jazz sperimentale e cinema di serie B. Insomma, ecco a voi un geniale e coinvolgente viaggio in un mondo fatato. Vale comunque la pena prenotare il biglietto. Se leggete questa recensione vuol dire che vi piace la musica e quindi almeno una volta nella vita vi sarete chiesti che cos'è che vi fa la Signora in questione, quando vi fa cambiare umore o vi contorce le budella, o vi fa andare in visibilio o infine vi tocca dentro fino a farvi crollare. Cos'è? Ve lo spiegano i Maisie da Messina. La musica di oggi è un pesce congelato e i Maisie da Messina ci alitano sopra con il loro asciugacapelli che rappresenta il loro stile: caldo e freddo, lento e veloce. Il pesce riprende vita e vola invece che nuotare (come nel film di Kusturica, Arizona Dream). Vola alla ricerca dei suoi perché, come i Maisie che giunti al terzo disco ne avevano di curiosità da soddisfare guardando le loro partiture; così hanno voluto provare, riuscendoci, a spingersi in là verso il ruolo dotto di compositori. Ci inchiniamo stupiti di tanta bravura, alla bellezza di questo disco. I Maisie sono Cinzia La Fauci e Alberto Scotti estrapolatori di meraviglie attraverso la loro etichetta, la Snowdonia. E grazie a questo "rifugio musicale di geni incompresi" che hanno trovato le orchestrine giuste per le loro composizioni. Il primo in campo è Frank Lambert, fondatore del collettivo Crime (Centro Régional d'Improvisation et de Musique Expérimental). Qui si fa chiamare Falter Brank è chiaramente ha compreso i Maisie e il volo del pesce e l'ha diretto nella giusta musica. Tra gli altri esecutori Jacopo Andreini & the Fanfara e i tedeschi Daisy Cooper. Attenti perché a cogliere lo spirito giusto del duo messinese potreste morire dal ridere. Nel momento in cui questa ragazza è approdata nella casella postale di Pooterland ho capito in un istante che eravamo di fronte a qualcosa di MOLTO diverso, un'occhiata alla confezione è bastata per dare inizio ai giochi...Maisie è l'infantile e distorto cervello di Cinzia La Fauci da Messina, in Italia (dove guida una label chiamata Snowdonia), il cd è una co-produzione con la Mizmaze di Giampiero Fleba (sempre in Italia). Ho ascoltato questo lavoro 15 volte e non sono ancora riuscito ad inserirlo in nessuna categoria, se fossi costretto con una pistola a fare un paragone mi farei scappare qualcosa come: David Bowie incontra i Gong in un bagliore di forze extra terrestri allucinogene. Tutto questo ha un senso? No, non credo che ce l'abbia!! Music is a Fish...è una vera e propria cornucopia di Miles Davis che incontra il dio del Peyote in vena di malato psycho-pop. Dal punto di vista delle liriche paga un bel tributo a Captain Beefheart con meravigliose liriche come "Gazing into space and empty site, you're feeling under the weather, ready for an Uxoricide Waltz, in an airtight chamber, blue morning after the night before, your dull smile between my legs...." (Uxorcide Waltz) or "Sun burns in pink air, it seems to me nobody moves, people live in sterilised passages, my motionless eyes see nothing moves.." (Sun Burns In Pink Air). Ci trovate dentro una pletora di strumenti: clarinetto, sassofono, sintetizzatore, organo, piano, violino, tromba, doppio basso, trombone, batteria, flauto, chitarra elettrica, campionatore, campane e belle voci che danno vita a pezzi di jazz pop psichedelico davvero bizzarro. Certamente non è un disco per tutti ma se stai cercando qualcosa di non convenzionale ecco quello che fa per te. Da quello che sappiamo, molto di quello che viene pubblicato in Italia è spesso innovativo e pionieristico, siamo definitivamente convinti che ci sia davvero una grande scena underground li, è questo disco ne è una testimonianza. Se desideri ascoltare un gran bel mix di "free jazz pop psichedelico" ti raccomando i Maisie con tutto il cuore e certamente io cercherò in anticipo tutte le altre uscite di Cinzia La Fauci. Pooterland La musica è un pesce scongelato con l’asciugacapelli: è questa frase sibillina e stravagante ad introdurci nel colorato mondo dei Maisie, ensemble siculo/piemontese/francese che arriva ora alla terza esperienza in studio. Il progetto Maisie è fondamentalmente un duo, composto da Cinzia La Fauci e Alberto Scotti della label siciliana Snowdonia: i due hanno scritto la musica dell’album e grazie ad uno stuolo di ospiti hanno “scongelato il pesce morto”, facendolo tornare in vita proprio grazie a loro. In particolare, vero deus ex machina dell’album è Falter Bramnk (al secolo Frank Lambert), arrangiatore e factotum. Il mondo Maisie è colorato e variopinto come la copertina e l’artwork in stile anni ’60; è un mondo musicale in cui il cabaret incontra la filosofia, il nonsense e la provocazione deridono il raziocinio, il rock incontra la psichedelia, il jazz, il funky e le nuove tendenze lo-fi, lounge ed exotic si sfidano apertamente per poi abbracciarsi felici. Strepitosa l’apertura di “Dick Smart 2.007”, che segna grosso modo quello che sarà il “fil rouge” del cd, cioè una deliziosa atmosfera “vintage”, che tira a sé la psichedelia più colorata, zuccherosa e ridondante. E’ tutto all’insegna della stravaganza e dell’eccentricità, con momenti non lontani dal situazionismo sonoro del RIO, tra sambe sfavillanti e sfregamenti latini, improvvise reminiscenze jazz e soundscapes frippiane. Cito al volo la debordante gioia fiatistica di “Resta di stucco, è un barbatrucco”, l’ironico e misterioso nonsense di “I’m swinging”, “Barbapapà disc jockey” e “Uxoricide Waltz”; l’adorabile psichedelia d’autore di “Las Momias”, lo stravagante glam bowiano di “My body was a luminuos accumulator”. Ed è fiammante e contaminato acid rock in “Sun burns in pink air”, latin jazz in “Dick Smart”, rumore in “Mr. Clam”. Miles Davis incontra l’elettronica nella lunga “Sadist of Notre Dame”, i King Crimson sfidano i Mr. Bungle nella visionaria “Plaisir à trois”. Un lavoro interessante, a volte un po’ frammentario, con un vasto e frizzante gruppo che agita un mestolo psichedelico in un profondo, speziato e ribollente calderone. Dimenticavo, non perdetevi l’introduzione programmatica dello “spirito guida” Marco Pustianaz: “Che noia questa musica moderna, sembra un condominio dove il vicino non parla mai col suo vicino”… Donato Zoppo - Movimenti prog |