Luigi Porto infoltisce il curriculum, già bello pingue, firmando in calce all'inedito scavoliniano L'apocalisse delle scimmie . Scimmie per l'appunto ne sarà il supporto sonoro che, in attesa della pellicola, fluttua fra minimalismo, elettronica, computer sound, acusmatica e horrorifico marezzato da brand scultoreo e classicità. Tutti lineamenti che Porto ha con dovizia già studiato e vissuto da dieci anni a questa parte settando installazioni ovunque si trovasse.

Spazio e forma che vanno a scombinarsi, un uso vivace del glitch e un sano eclettismo in perfetto stile NY riesce a mettere insieme un coro giapponese che canta in latino, un rapper americano, schiere di protesta e una soprano che canta l'Ave Maria in russo. E tutto in un modo tale da risultare interessante e sconnesso allo stesso tempo, segno probabile di un ordito curato in seguito segnato dai processi creativi, un modus operandi che sarebbe bello scoprire nei dettagli.

Quando meno te lo aspetti, fra tessiture sonore lineari in cui fanno capolino Morricone, Nono o Berio, Scimmie deflagra fra fondali marini e pareti rocciose. Coinvolgente. (7)

Christian Panzano