Il tempo per creare non è mai troppo, questo potrebbe passare per la testa iper-cinetica del cantautore savonese Simone Perna alias 3 Fingers Guitar, qui con il suo terzo lavoro, Rinuncia all'eredità, una contemplazione urlata sperimentale in sette tracce che pare musica scritta per un film che non esiste, urgenza espressiva che rantola, sgretola, si sgola e gonfia le vene del collo con una intensità poetica avvolgente e metafisica che sfugge – al momento – a una qualsiasi affiliazione se non ad una libertà obliqua e di stomaco che una volta agganciata è diabolicamente adatta per lasciarcisi sprofondare dentro. Epifanie punk, psichedelie aggrumate, scorze mercuriali e rumori accordati, tracce che geograficamente si postano nelle sporgenze acuminate di una lettura off di certi lampi Rollinsiani messi a nudo “Riproduzione” , la schizofrenia intelligente alla Ani Difranco (“Ingresso”, “Fuga”), alla Fugazi (“Fine”) e concupiscenti passi blues maledetti che coronano un ascolto al limite della bellezza degli outtakes di Carvin Jones in fregola d'arte, uno spasimo questo di 3FG che si piazza tra coni e woofer per accasarcisi con la tensione delle cose musicali di valore capovolto, felicemente non in regola coi diktat e con le mediazioni a tavolino. Opera estrosa, anarchica, gravida di immaginifiche riflessioni, quasi arcani maggiori messi in note che ciondolano e luccicano di proprio lume, sempre attenta a separare le varie timbriche purissime dalle “decorazioni” chitarristiche, armonie fatali e stradaiole - come nella titletrack – che spiazzano nel contesto di una fondamentale anarchia creativa e d'architettura generale, uno di quei dischi che all'inizio non gli dai un soldo bruciato di credibilità, poi – nelle braccia della sua tensione – cominci a fartelo tuo fintanto che ti ingoia lui stesso fino alle viscere. Ovvio disco da decantare da parte di giovani neofiti in avvicinamento ad una certa sperimentalità acuta, altrimenti un piacere “corrosivo e distonico” che ci restituisce una rapinosa espressività orgogliosamente “in progress” come la stupenda smagliatura percussiva di lontanissimi Primus che satellitano in “P.” . Meravigliosamente OFF e senza ritegno qualsiasi! |