Davvero una scelta coraggiosa e consapevole per Simone Perna (in arte 3 Fingers Guitar) quella di incidere il suo terzo album in italiano, dopo ben due in lingua inglese, curando in prima persona la produzione artistica. Si tratta di un concept album incentrato sulle figure di padre e figlio: il primo sfibrato dalle ansie e dalle paure derivate da una paternità poco consapevole, il secondo deluso e pieno di un rancore che lo porta a prendere le distanze dal genitore a cui è a suo malgrado legato indissolubilmente, individuando dentro di se alcuni peculiari difetti di cui forse non si libererà mai. il lavoro, dal sound complessivo scurissimo e omogeneo, è diviso in due parti: i primi tre brani si riferiscono al padre e gli ultimi quattro al figlio; i testi risultano quasi sempre in prima persona e vengono declamati, sussurrati o urlati a seconda del momento facendo ricorso a linee vocali quasi mai melodiche e scontate fini a valorizzare il testo e completamente fuse con la musica. Ingresso, che costituisce quasi un disperato elogio alla paura, musicalmente presenta almeno quattro momenti differenti (dopo un inizio segmentato, segue un potente riff di chitarra, poi un momento di stasi e ancora un riff questa volta più ansiogeno e irregolare) forse a sottolineare l'instabilità data proprio dalla paura. La waitsiana P. (di cui è stato realizzato anche un videoclip) con la sua ritmica sghemba ed ossessiva rappresenta la paranoia, mentre Riproduzione dall'incedere più lento e claustrofobico costituita da un lungo climax, è il momento in cui il padre idealmente consegna la sua eredità interiore al figlio. Rinuncia all'eredità, dall'inizio più tranquillo, rappresenta la presa di coscienza da parte del figlio di ciò che possiede e che ha dentro di se, cosa che lo spaventa e induce alla Fuga, brano più breve e movimentato, in cui si rende conto che per quanto possa fuggire lontano, le sue paure rimarranno finché non avrà il coraggio di affrontarle. La sesta traccia, L'unica via, dal carattere più cameristico e rilassato, risulta essere l'apice musicale-compositivo del disco ed è una sorta di soft blues, costruito su di un riff fisso di basso bagnato da un suono di chitarra molto liquido ed effettato; l'atmosfera è vagamente psichedelica con tanto di assolo finale (forse l'unico del disco). Il lavoro si conclude amaramente con la straziante Fine, in cui il bello e malinconico arpeggio di chitarra di scontra con il distorto riff che porta allo sfogo finale. Lo stile di Perna paga sicuramente il suo debito perlomeno a Il Teatro Degli Orrori per quanto riguarda il sound cupo, scuro, in cui la voce e soprattutto le parole si ergono regine su di un potente tappeto elettrico, distorto e compatto. |