L’inizio di ‘Formicazione (Parte I)’ è davvero suggestivo, con quel minaccioso tappeto di synth sullo sfondo, quell’atmosfera notturna e inquietante, alla quale presto si sovrappone una citazione da ‘A Scanner Darkly’ di Philip K. Dick, portato sugli schermi da Richard Linklater. Tutto un preludio a un intreccio di chitarre in loop, batteria cadenzata e marziale e basso dirompente, che fa pensare moltissimo a ‘A History of Bad Men’ dei Melvins. Insomma, un gran biglietto da visita (e uno dei brani più belli del disco) questo degli UPON, acronimo di Unresolved Problems of Noise, trio genovese autore di un math-rock convincente a base di chitarra, basso, batteria e sax tenore. Insomma, viene da pensare ad altre formazioni simili fautrici, negli anni passati, di un math-rock tutto italiano (mi vengono in mente Zu e No Hay Banda su tutti), a dir il vero non così autonomo e indipendente dall’astronave madre americana. Stesso discorso vale per gli UPON: se fossero saltati fuori anche solo dieci anni fa, sarebbero stati considerati senza dubbio tra le stelle polari del genere, almeno in Italia. Ora è chiaro che la mente va a pescare facilmente tra solchi già ascoltati: in ‘Formicazione (Parte II)’, dopo un inizio free-style e caotico, quasi come degli Area dei giorni nostri, partono degli stop & go tipici del genere, che fanno risalire fino ai Don Caballero di ‘For Respect…’ (anno 1993). Per non parlare dell’influsso di una band come gli Shellac. Ma sarebbe noioso e irrispettoso parlare di questo disco solo in termini comparativi: gli UPON ci sanno fare e lo dimostrano in ogni traccia, con perizia tecnica e un buon gusto per l’arrangiamento, come dimostrano ‘Le Pecore Elettriche Sognano Gli Androidi?’, che rimanda a certe digressioni del prog italiano anni ’70, la piccola suite “desertica” di ‘L’Ultimo Grido in Fatto di Silenzio’ o le atmosfere mariachi di ‘Il Diavolo A4’. Ci piace. (4/5)

Eugenio Zazzara