Ha il sapore della fantascienza, quell'ambiente scuro e polveroso predominato da ciminiere fumanti ed abitato da insetti giganti raffigurato nell'artwork. Ma dietro “ L'ombra delle formiche ” non c'è solo questo. Il trio genovese che si nasconde dietro il monicker U.P.O.N. professa un verbo tutto suo, composto di una formula di matrice heavy-jazz-core, la quale basterebbe per rendere l'idea di ciò che c'è da aspettarsi. Un ambiente dove a fare da eco sono costruzioni shellachiane (una distruttiva Formicazione introdotta da riff di stampo 70's), doncaballeriane (Il diavolo A4), ma anche vagamente zappian-zorniane (Le pecore elettriche sognano gli androidi?), fino ad arrivare a composizioni che non hanno nulla da invidiare a quanto già dimostrato dai connazionali Zu (All Jazz Hera) o che odorano di noise e progressive metal melodico allo stesso tempo (Dromofobia). E quando si occhieggia anche ad un suono doom e raffinato allo stesso tempo (L'ultimo grido in fatto di silenzio), o a certa ambient decadente (Una formica da marciapiede) e lievemente rumorista (Born to be an Hive), è chiaro che uno scenario simile prenda definitivamente realtà, grazie a dei musicisti che senza sbavatura alcuna si fanno complici di un lavoro di spessore, da non perdere affatto d'occhio. |