Romano d'origine e porrettano d'adozione, Stefano Testa è un classe '49 che ha timbrato il cartellino del prog cantautorale nei Seventies con un disco - Una vita, una balena bianca e altre cose (Disco Più, 1977) - ancora oggi oggetto di culto per appassionati. Da allora, un po' per scelta e un po' per sventura, si è prodigato in un quasi assoluto silenzio, spezzato solo nell'89 da Boogaboo, split album assieme al clarinettista Tony Scott. Ed ecco oggi entrare in gioco la Snowdonia col noto amore per le perle che luccicano nei fondali intorbidati della pop culture italica: la premiata ditta Scotti & La Fauci mette difatti il marchio al coming back Il silenzio del mondo, quattordici tracce che sembrano sgocciolare dalla capsula del tempo, fatamorgane etno wave accomodanti in uscita dalla teatralità prog come accadeva negli 80's inoltrati, il gusto autorale sostenuto da un bel lirismo evocativo sempre controbilanciato dall'attitudine carezzevole. Ne esce una proposta che potrebbe appartenere tanto al genere leggero "alto" - tipo certe raffinatezze sanremesi - quanto al cantautorato evocativo dei Fossati (Metamorfosi, Ballata della città felice), del Faust'O più diretto (Nel vostro quartiere) e persino del Paolo Conte in fregola sintetica (vedi soprattutto Musica). Al netto di qualche caduta di tono (una Niente che mescola i ghiribizzi etnici d'un Franco Simone alla marcetta gucciniana, una Io con te che cincischia stancamente confidenziale) è un lavoro che mette in fila belle intuizioni melodiche e d'arrangiamento (il valzerino incantato di Domani è festa, una tenchiana La ballata dell'angelo svogliato, la visionarietà sbarazzina di Camicie azzurre e soprattutto la languidamente teatrale Metamorfosi). |