Poteva uscire soltanto dalla fucina di follia che è la Snowdonia – da poco ricollocata nel nord Italia – o da pochi altri posti l'esordio di Fabio “Spezzy” Soregaroli. La sigla Magic Crashed - autoironico gioco linguistico con la precedente band Magic Secret Room - è infatti appannaggio pressoché esclusivo dell'artista dreadlock munito, uno squinternato di quelli giusti, con le rotelle che girano eccome, anche se fuori fase rispetto alla norma e all'ordinario. Uno che ci tiene di brutto a farci sapere che ha fatto tutto da solo e che, anticonvenzionale per anticonvenzionale, non si è limitato a suonare una strumentazione tradizionale ma anche “ tavolino del computer, alcuni sonagli, un organetto, […] alcuni bicchieri, […] uno strumento arabo indefinito, un cacciavite e tutto ciò che fa un rumore registrabile ”. L'aggiunta di una copertina coloratissima e fumettosa conclude l'analisi preliminare mettendoci subito tutto in chiaro: la Snowdonia è tornata e Magic Crashed è il suo profeta.

Perché Io Lo Sapevo è un quadro dipinto da bambini, una stanza lasciata allo sbando durante un compleanno di 4 anni, la cameretta che ognuno di noi ha sempre sognato. Un posto libero, senza regole né costrizioni, primordiale nel suo caos disorganizzato e piena di una genialità a sprazzi, incontrollabile e fine a se stessa. E come tale, piena di tutti i difetti del caso: incontrollata, senza senso della misura, iper-stratificata, priva di ogni contatto con la realtà.

Prendete come vaghi punti di riferimento Bluvertigo e Camillas, così come Musica Per Bambini o Da Cucina e Devo o, in alcuni casi, una versione ridotta di Elio o degli Offlaga instupiditi da abusi di zuccheri preadolescenziali e sarete pronti per salire sull'ottovolante di Magic Crashed. Un luogo in cui alto e basso, bello e brutto, grottesco, popular, ironico e surreale si mischiano senza posa in un frullatone misto di techno-pasticciata (Spazio Contorto), grunge bastardo (Go Machines Go), funkettoni da casa di cura (Ahhhhh), siparietti surreal-pop tra campioni di classica contemporanea e Morgan in sedicesimo (Il Settimo Sigillo), valzer autistici (Waltzer Con Mortaretti), 8-bit bambinesco (Cunts 04), filastrocche, calembour, frankestein sonori irritanti a volte e illuminati in altri. Senza schema né direzione, alla lunga stancanti ma che lasciano sempre una piccola genialata.

Coerenza, si sarà capito, ce n'è poca, almeno sul piano musicale, mentre immaginario e apparato testuale ben al di sopra della media dicono di un genietto irregolare, fieramente scazzato e consapevole, anzi menefreghista, del suo isolamento. Proprio di quelli che fanno al caso di casa Snowdonia. (6.8/10)

Stefano Pifferi