Fabio Soregaroli è la mente (e il braccio) del progetto Magic Crashed: suona di tutto, registra ogni tipo di suono registrabile (parole sue) e ci mette voce (filtrata, effettata e non) e faccia, come è giusto che sia, dopodichè assembla. La coraggiosa etichetta di Alberto Scotti, Snowdonia, provvede alla distribuzione. Bene, si parte con Spazio contorto che martella con il suo ritmo ossessivo (una peculiarità dell' intero album) e tamarro, contrapponendo però un testo (nella sua giocosità) che sa porsi domande esistenziali e citazioni del pensiero di Rosseau: il bambino nasce puro ed è la società che lo corrompe. La ritmica maniacale e il rigurgito di follia della strumentale Ahhhhhhh! cedono il posto al mix di "suoni poveri" e mini-orchestrazione che contraddistingue le sonorità di Il settimo sigillo: un bambino-giullare che osserva il mondo circostante con sguardo lucido e disincantato.

L' intermezzo strumentale di Waltzer con mortaretti precede uno dei pezzi più significativi del disco, Go machines go, dentro il quale, fra ronzii di synth e trash tecnologico convergono l' angoscia di Cobain e l' ossessione percussiva-industriale di Foetus, un collage sonoro che evoca Residents ed estetica cyber-punk al tempo stesso: l' ibrido moderno-primordiale, il ritmo primitivo, un futuristico medio-evo dominato da grettezza, paura e tecnologia. Tuttavia trovano spazio anche brani più rilassati, come ad esempio la filastrocca di Spaccalegna, con il suo testo ironico o la stralunata pop-song stile X-Mary di La maga.

Con lo scorrere dei minuti diventa sempre più difficile tracciare le coordinate sonore, fra orchestrazioni classicheggianti disturbate e il battito electro-disco di Cunts 04 con effetti rumoristi e frequenze non sintonizzate. L' insieme è straniante, un vortice di "spazzatura" 2.0 già codificata in passato ma talmente post-moderna negli effetti (e forse anche nell' intento) da risultare drammaticamente attuale: lo stato dell' arte ridotto a zero, il caos come unica premessa. La seconda parte dell' album rigurgita letteralmente di tutto, dal febbrile rockeggiare hard & heavy e follia vocale di Not in my dream, al tema esotico insospettabilmente raffinato di Fronte della visione per proseguire fra ritmi elementari, contrappunti di basso e piano dissonante. C' è quindi tempo per un' altra filastrocca (Factorian) dalle sonorità più garage del solito, così come per i bozzetti ritmici (Moondog ?) collocati fra visioni e inaspettati momenti swing-jazz in bassa fedeltà, robotiche aperture e deliquio psichedelico ronzante.

Forse la durata del tutto è un po' eccessiva e sarebbe stato meglio condensare le idee (buone) senza disperderle più del dovuto, ma è un mondo folle e alieno quello di Magic Crashed, che reagisce alle pressioni di un altro mondo altrettanto imprevedibile: il nostro.

Andrea Fornasari