Dopo cinque anni di silenzio, i Fargas ricompaiono in gran forma sulle scene della musica d'autore italiana con un progetto ambizioso. L'idea è quella di dare alle luce quattro dischi, uno per stagione da qui all'anno che verrà, lavori nei quali sarà contenuta la produzione in studio di questi ultimi cinque anni. Potremmo definire i Fargas l'ennesimo gruppo che sperimenta qualcosa che ormai non è neppure più definibile come sperimentale: quella musica narrativa che non ricerca il matrimonio perfetto e pop tra il testo e la musica. In questo primo episodio In balìa di un dio principiante , la musica ignora il concetto di tappeto sonoro facendosi asse portante e insieme caleidoscopio di un eccezionale lavoro sulla parola. I testi di Luca Spaggiari sono tra i migliori in cui possiate incappare. Ispirati e cesellati, faticano naturalmente a farsi tutt'uno con un sound ugualmente ricco e capace di porsi in primo piano. Da episodi che ricordano il lavoro de Le luci delle centrale elettrica - per vocalità e incedere, non certo per scelte narrative - fino alla meravigliosa e quasi pop Dolce amica, i Fargas raccolgono tanta lunga tradizione italiana: dalla vocalità del primo Vasco Rossi a quella di Rino Gaetano , passando per una autorialità romana che arriva fino alla prima produzione di Francesco De Gregori. Dimenticate quell'idea di narrazione accompagnata da sound di chiara derivazione post rock e immaginate un suono diffusamente 70s, confuso o schiarito tra chitarre rock e armonica a bocca. Intendiamoci, non siamo davanti a canzoncine di facile assimilazione ma abbiamo finalmente testi da imparare a conoscere ascolto dopo ascolto, assieme a una materia musicale altamente stratificata. (7.0/10) Giulia Cavaliere |