Luca Spaggiari alla seconda storia. Luca Spaggiari è steso. Si è sdraiato sul divano. Con i Fargas. Luca Spaggiari alla seconda storia. Luca Spaggiari canta e suona. I Fargas suonano e basta. Bene. Molto bene. Avanti Italia. Avanzi Italia. Avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa, bandiera rossa. Avanti scemo. Avanti tutta. Indietro tutta. E Grillo attraversa lo stretto di Messina in pieno autunno. Nessun raffreddore. Lui è sano come un pesce. L'uomo coraggioso. Bravo. Che bravo che sei. Ma Spaggiari è più bravo di te. Scrive bene e canta bene. Benissimo. E poi è alto, troppo alto, e non ha il capoccione. E allora Luca vede Luca. Luca saluta Luca. Luca contro Luca. Vince il primo. O forse il secondo. Luca è Luca. O quasi. E intanto i Fargas suonano rock. I Fargas fanno rock. Italiano però. Molto italiano. Mangia tanto, bevi molto.

I Fargas al secondo album, “In balia di un dio principiante”, quattordici brani, cinquanta minuti, produce Snowdonia Records e vissero tutti felici e contenti, Spaggiari alla voce accompagnato dalla sua band, e come a Sanremo, canta Luca Spaggiari e parte l'orchestra, rock ovviamente, wah wah ad intermittenza, vedo le lucine, parte la chitarra elettrica, tutto fila liscio, è solo rock, la classificazione dei generi musicali, lo strazio del ventunesimo secolo, i testi s'innalzano, nuvolette bianchissime, leggeteli tutti, mangiateli tutti e alzatevi in piedi, è poesia (“Dolce amica”), ciao, mi chiamo Luca, ho la giacca bianca, la barba nera e mi piacciono Luca Carboni (“La gente si affolla”) e Rino Gaetano (“Mi vennero a cercare le mosche”), e poi mi piace anche Vasco Rossi (“Francesco”), anche tanto, Lazzaro è inutile che ti sbatti, Liga, da quando hai tagliato i capelli nessuno ti si incula più, o forse nessuno ti si incula e basta, attaccati al tram, attaccati al cazzo, al tuo però.

I Fargas, “In balia di un dio principiante”, produce Snowdonia Records. E sorridete che senza di loro niente. O quasi niente.