Dopo un quinquennio i Fargas tagliano il nastro del secondo disco. L'intenzione è quella di pubblicare quattro dischi nel giro di un anno, uno per ogni stagione e questo che mi son dovuto ascoltare è il primo. Hanno scritto 60 brani negli ultimi anni e c'è la volontà di pubblicarli tutti a quanto sembra. Senza aver ascoltato gli altri mi vien subito da pensare che forse ne bastava uno. Nel disco si sentono tutte le sue influenze da Rino Gaetano, prima di tutti, fino a Cocciante (a volte) e Vasco Rossi ('Polo Nord'), certo immersi in un contesto più rock ma è un rock che non morde, non riuscendo a far sentire quello che i Fargas vorrebbero esprimere. Non aiutano neanche i testi, banali, con un cantato troppo languido e continuamente sofferto. Soprattutto mancano le canzoni, somiglianti tra loro in un blando ripetersi senza nessun effetto “scenico”. Speriamo nei brani futuri.

Dante Natale