Parlando dell' altra recente uscita Snowdonia , vi avevamo anticipato anche il nome Fargas , progetto giunto al secondo album dopo cinque anni di silenzio e accasatosi presso la label messinese con l'intenzione di produrre quattro dischi in un anno, a raccogliere e raccontare quanto elaborato durante la lunga pausa: i Fargas sono quattro, guidati dal cantante e autore Luca Spiaggiari , e nei loro intenti vi è la volontà di fondere canzone d'autore e il pop italiano più nobile e noto, intenzione certamente non nuova ma sempre difficile.
Eppure la band modenese riesce nell'impresa di suonar convincente e inedita, senza mascherare le proprie ispirazioni, ma giustamente utilizzandole come rampa di lancio: è palese l'importanza di nomi storici come Lucio Battisti e Rino Gaetano (vocalmente troppo spesso evocato, unica pecca dell'opera) e dei contemporanei Brondi, Bianconi e Fiori, ma il risultato è equidistante e frequentemente assai personale.
L'apertura è affidata alla breve e sghemba “Venatura di Perle” che, sopra un tappeto musicale caustico e incalzante, mette in mostra una vena poetica surreale che, nella successiva “Così l'Uomo Inventò la Strada” ricorda il De Gregori più lisergico.
Altrove è un'energia rock a pervadere le musiche, come in “Rogo a Parigi”, ma le intuizioni migliori convergono nei momenti più riflessivi (ma non per questo lenti o noiosi): la malinconia suadente di “Polo Nord” (l'enfasi emotiva de Le Luci Della Centrale Elettrica applicate a una narrativa meno evanescente e generazionale, ma decisamente più solida), l'acida “La Gente si Affolla”, l'elegiaca “Lei nell'Aria”, l'amara e memorabile “Mi Vennero a Cercare le Mosche”. Purtroppo la titletrack manca un poco d'incisività, ma le sorti del disco vengono subito risollevate dalla morbida ironia di “Dolce Amica”, dalla tenera ballata per voce e pianoforte di “Francesco”, finanche dalla conclusiva e intensa “Con Te Passerà l'Estate”.
I sei minuti dell'avvolgente psichedelia di “Nuovi Paesi” completano lo spettro sonico di un album che probabilmente non raccoglierà mai i giusti tributi che gli spettano, ma che arriva con veloce semplicità a toccare cuore e mente dei fortunati ascoltatori. (4/5)
Nicolò "Ghemison" Arpinati
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