Progetto pretenzioso quello dei Fargas, pronti a pubblicare la bellezza di 4 dischi nell'arco di un anno solare, uno per stagione, e che racchiudano tutta la produzione dei 5 lunghi anni di silenzio discografico che vanno dal precedente Nozze Di Strada a il nuovissimo In Balia Di Un Dio Principiante, edito dalla messinese Snowdonia.

Senza perdersi in stucchevoli giochini di parole e nuovi aforismi, i Fargas vanno belli dritti per una strada lunga come una vita di musica, fatta di scorrazzate nella più genuina tradizione della canzone italiana e di pause discrete nell'evoluzione migliore del nostro cantautorato moderno.
In un torpore di chitarre che prendono il meglio dagli insegnamenti del rock di casa nostra, la voce di Luca Spaggiari si inserisce raccontando ora storie di vita, ora veri e propri flussi di coscienza, difficilmente assimilabili in un ascolto immediato, ma che alla lunga non tardano a rivelare una sorprendente ispirazione. A voler per forza ricercare dei riferimenti noti, è facile ritrovarsi in un continuum cronostorico che, da mostri sacri come Rino Gaetano, Francesco De Gregori e perfino Vasco Rossi, passa per Stefano Rosso e Mauro Pelosi e atterra nel recentissimo mondo dei Vasco Brondi e dei Brunori Sas, evitando però con sapienza la caratteristica pesantezza esistenziale dei primi e il ripescaggio compulsivo dei secondi.

Fortunati episodi come Francesco, Venature Di Perle, Mi Vennero A Cercare Le Mosche e la conclusiva (e bellissima) Con Te Passerà L'Estate mostrano la lucida voglia di tornare finalmente a quell'idea mai troppo vecchia di cantautorato, che può funzionare alla grande anche senza per forza tralasciare uno dei due elementi fondamentali della canzone, la parola e la musica. Ai Fargas il compito di continuare a conciliarli con l'ispirazione e la classe mostrata in questo In Balia Di Un Dio Principiante : ne abbiamo bisogno.

Fabio Gallato