La rilassatezza dello stendersi su un divano, al sole. È quella la sensazione che ti da il disco In balia di un dio principiante dei Fargas . È un disco pop, ma di quel pop a cui la Snowdonia c'ha (ben) abituato da “un pò” di tempo a questa parte. Certo, non ai livelli di Magic Crashed o dei Maisie, ma il progetto in questione ha i suoi buoni momenti.

Si mischia il beat di venature di perle, il momento migliore dell'album, dove Rino Gaetano incontra i Rokes, o di 27 gennaio dove, invece, La Formula 3 incontra gli Animals, con una rivisitazione “pesante” del pop. Perchè il disco dei Fargas è un disco che si definisce “hard pop”. È un disco dove il pop di base viene fuso sempre con qualcosa di diverso, che può essere il funk e degli interventi di chitarra simil-hardrock (rogo a Parigi); dove gli arrangiamenti tendono a salire, volteggiando tra decenni e decenni di pop italico, fino ad esplodere nel distorto (polo nord); dove alcune sfumature della voce ricordano il vecchio Daniele Silvestri (così l'uomo inventò la strada e la gente si affolla); dove, tra l'incedere calmo di un pezzo, si inseriscono diversi momenti distorti
(lei nell'aria); dove si mischia blues e pop, per scrivere un brano di cantautorato pulp (dio principiante); dove il Bugo più pop e “westernato” incontra – di nuovo – il Rino Gaetano più “urlatore” per creare un vero Pezzo Pop, con tanto di coretto che sa entrare in testa.

È un album che suggerisce molto e prende tanto da un pò tutto quello che è capitato in Italia nei decenni passati, senza che questo sia un peso. Insomma, in un mondo dove viene ascoltato Vasco Brondi, Fargas merita di sicuro qualche ascolto, già solo per gli arrangiamenti.