Esordio sulla lunga distanza per questo terzetto pugliese dal nome non molto memorizzabile e immediato con un cd appena uscito per la messinese Snowdonia Dischi, che ormai ci ha abituato da più di venti anni alle più originali e inusuali proposte musicali italiane e anche estere (si ricordino alcuni singoli split tra gruppi italiani e gente del calibro di Legendary Pink Dots), più quelle glorie nazionali (anche se sotterranee) che rispondono ai nomi dei Maisie e de Le Forbici di Manitù. "Il Santuario della Pazienza" è davvero una bella e piacevole sorpresa nell'asfittico panorama new-wave nazionale. Questi tre ragazzi adottano una tecnica di "cut-up" alla Burroughs, potremmo dire, dove il "taglia e cuci" viene messo in pratica su una certa moltitudine di brani più o meno noti del passato, tutti riciclati in queste dodici canzoni che compongono il disco. "Limiti Urbani" e "Ingrid" sono due cover non dichiarate o pezzi originali al limite del plagio, ma la cosa non guasta affatto, anzi. Il cantato di Robert Wyatt e uno stralcio da un vecchio disco di Franco Battiato (almeno, a me pare tratto da un suo disco) vengono campionati e mixati a dovere in "Come Morire In Un Sogno", su di una ritmica drum'n'bass. "La Rinascente" è un bel pezzo drill'n'bass stile Datach'I, "Ai No Fuan" e "Reprise" sono due pezzi trip-hop downtempo, mentre "Venezia" è in stile industrial alla NIN. Una certa atmosfera la offre "Rumorebianco", con la sua elettronica atmosferica con tanto di riverberi psichedelici nel finale. Insomma, un gran bel disco d'esordio per questi ragazzi di Brindisi. Ottimi la registrazione e il missaggio. Uno dei migliori dischi italiani ascoltati quest'anno. (7) |