Concetto che si coagula attorno ai fratelli Console, questo nuovo "Fobetore" è un topos di puro spazio, disincarnato e votato alla sperimentazione tout court, riecheggiante lo space di Sun Ra e le avanguardie minimali degli anni 60, con un John Cage (“Fobetore” ed “Efotobre”) dedito al silenzio , ai vuoti, più che ai riempitivi. E vengono alla mente gli happening e i Fluxus , e tutta una caleidoscopica messe di focolai di creatività epocale, per non dire iconica.

L'esplorazione del non-suono (come del non-scritto o del non-detto) è qui densa ricerca in una dimensione da incubo, in cui sprazzi di tradizionale (la marcia sbilencamente jazzistica di “Ertofobe”) si mescolano all'elettronica minimal, in un concept decisamente oltranzista.

Siamo nell'ambito dell'arte concettuale, in cui le idee dietro al medium sono più importanti di qualsivoglia risultato estetico e, dunque, al di là di un piacere subitaneo.

Ovvio, richiedesi un minimo di apertura e (auspicabilmente) preparazione, per una materia alta.

Gioele Valenti