Andrea Tich - Maurizio Marsico "Milano" 1991
GLI OSPITI DI MONDO UOMO
musica contemporanea.
Maurizio è un musicista enciclopedico, ma lavora soprattutto in ambito pubblicitario. Andrea Tich è attivo fin dagli anni settanta, quando incise l'album "masturbati" per l'etichetta CRAMPS, prima di fare altri esperimenti per la Polygram e jingles come cantante e musicista. Insieme hanno dato vita al progetto "Milano", una colonna sonora per la metropoli. Si tratta di un opera strumentale, e in questo senso è usata anche la voce. In tutto sono 18 brani, di tutti i generi, dal jazz al rock: Non è propriamente musica per ambienti, ma un percorso visivo, quasi una fotografia a forza di note.
MUSICA & DISCHI
Un disco totalmente autoprodotto e dedicato a Milano. Marsico e Tich sono due musicisti dal passato vario oggi impegnati in un intensa attività di musiche pubblicitarie e colonne sonore. I 18 titoli sono ispirati a zone e modi del vivere milanese: Stazione Centrale, Targhe pari - Targhe dispari, Fiera Campionaria alcuni dei titoli. Le note di copertina invitano saggiamente ad ascoltare questo album come una colonna sonora per una mappa invisibile fatta di attimi.
Hi, Folks!
L'accoppiata Marsico-Tich proviene dalla pubblicità, si occupa di jingle , ma per entrambi c'è un passato legato ad un'altro genere di musica. Tich negli anni settanta incise addirittura per conto della CRAMPS record dal titolo non facilmente dimenticabile: "Masturbati", che fece anche parlare un po' di se. Ora hanno fatto un disco "Milano, città nella città", un manifesto di odio/amore nei confronti della loro città adottiva che ha per titoli nomi di vie, piazze, stazioni,musei e tangenziali. Certamente originale, ma di che si tratta? Il lavoro è prettamente strumentale e si ispira a una certa new age: si avvale di suoni che dovrebbero echeggiare la quotidianità milanese, bella o brutta che sia, e che mutano man mano che una sorta di taxi giallo li trasporta ai quattro lati della città. Una versione del mondo milanese molto personale e simpatica che in qualche modo farà discutere. Prima naturalmente bisogna ascoltare il disco.
MATERIALI SONORI
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Maurizio Marsico e Andrea Tich sono due musicisti milanesi ed hanno diffuso, dalla fine degli Anni Settanta ad oggi, piccoli-grandi gioielli musicali. Basta ricordare che Marsico si faceva chiamare Monofonicorchestra (ed è stato uno dei primi "sperimentatori" in Italia) e Tich realizzò a suo tempo un bel disco per la Cramps. Questo cd (completamente composto, eseguito, registrato, prodotto e stampato dai due) comprende 18 brani ed una varietà musicale sorprendente: ambient, suoni concreti, canzoni, avant-gard e melodie: una colonna sonora dedicata all'odio/amore per la loro città, Milano.
MUSICAL NEWS
Per la prima volta una grande città come Milano può contare su una vera e propria colonna sonora: non lo sgradevole e inconsapevole sovrapporsi di strombazzamenti di clacson e decerebranti martellii di attrezzi pneumatici, ma un disco (anzi un CD) che della metropoli lombarda trae ispirazione per suggestive melodie e raffinate sensazioni espresse in musica. Se altri musicisti (Michael Nyman per Parigi, Lou Reed per New York) avevano già composto opere legate a realtà urbane, Maurizio Marsico e Andrea Tich, autori di "Milano, città nella città", addirittura dedicano ogni loro brano a una via, un locale, una piazza della loro città. Quasi come se avessero ascoltato le "voci" di monumenti, palazzi e strade per trasformarli in mambo, bolero sapientemente fusi con voci raccolte casualmente, rumori di macchine in corsa, in una sofisticata contaminazione di suoni "colti" e "ritmi" quotidiani inquietanti di una metropoli.
TUTTO musica e spettacolo
"Abbiamo voluto parlare in musica di Milano. Forse perché invivibile, inquinata, difficile. Ma forse anche perché tutti non fanno che ripeterlo. Aggiungendo, immancabilmente, che se ne vogliono andare. Noi restiamo". Milano attraversata in musica da due validi esponenti dell'avanguardia. 18 brani bellissimi, che spaziano dalla fusion alla new age, fino al suono intimista. "Una mappa invisibile fatta di attimi", spiegano. E gli attimi migliori sono: Città nella città, Stazione Centrale e Mambo King (Via Bramante).
CORRIERE DELLA SERA
L'accoppiata è sicuramente inedita: mittelpartenopea. Ma Andrea Tich (il papà Ungherese) e Maurizio Marsico (genitori Napoletani veraci) si sentono milanesi. Tanto che, assieme hanno inciso un CD intitolato "Milano città nella città" in cui raccontano il proprio modo di sentire, amare e odiare la formicolante metropoli, proverbialmente impermeabile a qualsiasi "douceur". Chi ci ha provato in precedenza ha constatato che, da queste parti, un innamoramento può essere fonte di stupore. Ma il duo, proveniente dalla musica per la pubblicità (si sono conosciuti nell'84 componendo il jingle delle caramelle Sperlari), giura e stragiura che Milano, malgrado tutto, ha un cuore che vale la pena di essere ascoltato. "Abbiamo voluto - dicono entrambi - parlare in musica di Milano. Forse perché è inquinata e difficile. Ma forse anche perché tutti non fanno altro che ripeterlo. Aggiungendo che se ne vogliono andare, noi restiamo". Per più di un mese si sono rinchiusi in uno studio di via Paolo Sarpi da dove uscivano solo per rapide sortite nei ristoranti della zona ("è così che ci è venuta l'idea di comporre China Snack Bar", con la sua musica cosmopolita"). Il disco ("...un portfolio di immagini in note") non sarà destinato a sconvolgere la hit parade. E non ci sarà ressa ai juke box per sentire brani come "Tangenziale est", "Parco Sempione", "Bolero in Piazza Gramsci", "Pinacoteca di Brera" ("...visto che spesso è chiusa il pezzo dura 50 secondi"). Ecco il ritmare oppressivo della batteria di "Targhe pari, targhe dispari" e l'uso del tamburo indiano per descrivere la confusione da bazar orientale in "Stazione Centrale". "I suoni per noi sono un pò come i colori per un pittore; ce ne siamo serviti per tracciare una mappa di luoghi e cose". Su Milano hanno le idee chiare. La odiano perché a volte è avara. "Quanto all'amore, alla simpatia, possiamo dire che Milano non offre solo opportunità, ma anche sorprese, piccole illuminazioni improvvise".
IL GIORNO
...e Milano divenne un CD
"Noi Restiamo". In una Milano dalla quale vorrebbero andarsene tutti ci sono persone intenzionate a non cedere e a dedicare addirittura un disco alla metropoli tanto contestata. E' il caso di Maurizio Marsico e Andrea Tich che hanno registrato un CD intitolato "Milano, città nella" città". Il disco contiene 18 brani musicali, dedicati ad altrettante realtà urbane: "Targhe pari - targhe dispari"; "Stazione Centrale"; "Bolero in piazza Gramsci"; "Via Ferrante Aporti" e così via. C'è di più. Nella prefazione dell'opera gli autori sostengono che Milano "non offre solo opportunità ma anche sorprese piccole: illuminazioni che giungono all'improvviso in molti modi, magari ascoltando le voci sempre più cosmopolite di questo paesone che studia da metropoli". Voglia di andare controcorrente? Spirito di contraddizione? Snobismo? "Niente affatto - replica Marsico - il nostro disco è una dichiarazione di odio/amore per questa città con la differenza che la gente tende solo a parlare degli aspetti odiosi, omettendo - per così dire - quelli amabili". Ma cosa c'è di "amabile" in questa città? "Non certo Il Duomo o la Milano da bere", si affretta a puntualizzare Tich. Semmai - aggiunge Marsico - dettagli, momenti di vita, sensazioni. Certo è tutta una questione personale. Così come individualista è l'interpretazione che abbiamo dato di Milano nel nostro lavoro. Del resto non volevamo produrre un documento o un manifesto. Ci interessava soltanto raccontare Milano come l'abbiamo vista in certi momenti. Risultato: l'attualità più o meno problematica affiora in alcuni brani ma in maniera marginale, come in "Pinacoteca di Brera" che dura 53 secondi, per sottile polemica con la chiusura cronica della struttura o in "Targhe pari-targhe dispari", caratterizzato da un ritmo ossessivo che ben rappresenta la concitazione del traffico meneghino. In certi motivi tipo "Stazione Centrale" ci sono addirittura suoni registrati in presa diretta, per le vie della città "fotografando" col registratore. Ma - sottolinea Tich - non abbiamo mai avuto intenzione di produrre un opera impegnata socialmente. Come definire allora questo atipico lavoro? "È un diario di viaggio, simile a quello degli esploratori ottocenteschi, con tante piccole scene raccontate e illustrate in musica - conclude Marsico. Perché, forse, prima di cercarle lontano, dovremmo scoprire tante cose qui intorno a noi dove viviamo tutti i giorni". In una Milano che per l'appunto "suona" come città nella città.
la Repubblica
Milano a tempo di jazz
Una colonna sonora per un film mai nato. "Non è vero - si ribellano - il film non è mai nato, ma la storia, la realtà è quella di tutti i giorni in città". In sei mesi di lavoro saltuario, peregrinazioni notturne, illuminazioni diurne e lunghe sedute in sala (anzi in camera ) di registrazione, Maurizio Marsico e Andrea Tich hanno dato vita a Milano, una colonna sonora , appunto sulla vita metropolitana. Anche a loro riesce difficile dare un'etichetta al proprio lavoro. Vanno a tentativi: "un album di musica strumentale", "un ritratto musicaleagrodolce", "appunti di viaggio", "una pseudo opera", e ancora "testimonianze sonore", "fotografie sonore", "tappezzeria sonora.
Le strade di Tich e Marsico
Marsico ha trentun anni, è nato a Milano, vive a Milano (zona Garibaldi), lavora a Milano (di professione fa il musicista). Tich è siciliano di nascita ma con i genitori tedesco/ungheresi, a Milano vive da una decina d'anni (via Lomazzo), il suo esordio come cantante e musicista risale agli anni Settanta con l'album provocatoriamente intitolato "masturbati" (imperativo) e pubblicato dalla rivoluzionaria Cramps. Perchè Milano? "perché Milano non è bella né seducente, né esotica - spiega Tich - è soltanto il prototipo della città di oggi, dove anche in una molecola sembra esserci la sintesi del mondo. È insomma tanti mondi e tanti modi diversi da vivere". "Vede - sospira Marsico - io non credo più ai viaggi avventurosi alla ricerca e alla scoperta dei misteri. Credo invece che l'avventura possa capitare sotto casa, e anzi, che non ci sia nulla di più misterioso di quello che si vive nell'appartamento del vicino". Ed ecco che Milano non è più quella del "sapessi com'è strano sentirsi innamorato", né quella della mala o delle scarpe da tennis. Non è neppure interpretata, come si potrebbe essere tentati di fare, in chiave "ambiente" o "new age". E' invece una Milano fatta a pezzi (diciotto), per l'esattezza) e resuscitata a tempo di jazz e rock, fusion e melodia italiana, classica e neoclassica, mambo (in onore del suo re Perez Prado, vissuto in via Bramante: chi lo sapeva?) e bolero (in piazza Gramsci, alle prime luci dell'alba, quando la città si risveglia). "Un'alchimia di musica acustica ed elettronica", dice Marsico, "comprese le tablas e altre percussioni indiane in Stazione Centrale, la nostra porta verso l'Oriente, e gli schakuaki giapponesi, strumenti a fiato per China Snack Bar di via Rosmini". Ci sono luoghi: Tangenziale Est e Tangenziale ovest, o Pinacoteca di Brera, volutamente brevissimo - 53 secondi - perché quasi sempre chiusa, e poi Stazione Nord, con un basso pulsante e trombe squillanti, a rappresentare l'arrivo dei pendolari il lunedi mattina. E ci sono fatti: Targhe pari - targhe dispari, con tante piste di batteria elettronica sovrapposte, respiri affannosi e clacson. "Questa Milano è il classico esempio di disco-house, cioè di un'opera realizzata a livello professionale, anche se interamente in casa, spiega Tich. E Marsico: "senza sponsor, né politici. Senza nostalgie di stampo leghista. Senza la volontà di farne una cartolina o l'immagine di una rivista patinata o qualcosa da bere". Il CD non ha una distribuzione capillare, ma mirata e destinata ai punti-chiave. Da Charles Mingus a Frank Zappa e Brian Eno - se la ridono Marsico e Tich - tutti i grandi si sono autoprodotti. Se vuoi fare quello che vuoi non c'è alternativa. Ci deve essere un sottile legame che unisce Milano al jazz. Forse il Naviglio, con i suoi locali fumosi e affollati e quell'acqua che non si ferma mai. Forse il ritmo della metropoli, acceso, vibrante, sincopato, imprevedibile, qualche volta libero e starnazzante. O forse quest'atmosfera allo stesso, incredibilmente provinciale e internazionale, misera e lussuosa, nostalgica e pimpante. La verità è che Milano ha con il jazz un rapporto lungo e ricco, addirittura felice.
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