Dalla mitica Cramps, casa produttrice dell'esordio di Masturbati (1978), all'altrettanto mitica Snowdonia , produttrice del secondo Siamo nati vegetali, di ben 30 anni successivo. Questo passaggio di testimone è già una dichiarazione programmatica per Andrea Tich, cantautore e compositore di origini siciliane, attivo dapprima con i Bazaar (con Claudio e Elio Panarello). "Masturbati" è così un canzoniere alla Alberto Camerini che - a parità di ironia vitale - suona più magico che tecnologico, e ha note disturbanti, effetti acustici che marcano le liriche, un frasario colloquiale-giovanilistico che dialoga con disturbi obliqui e favolette psichedeliche, quasi un "Hunky Dory" di Bowie in versione sfatta.
In questo gioiellino nascosto della discografia italiana collaborano il fido Claudio Panarello alla batteria, Lucio Fabbri al violino e Daniele Cavallanti al sax.
Quello che sembrava destinato a rimanere una classica one-hit wonder italica è invece scovato e ridato a nuova vita dalla provvidenziale label messinese. Siamo nati vegetali raccoglie canzoni scritte in questo lungo iato, e quindi arrangiate rimpiazzando l'originario esistenzialismo fiabesco con le qualità trascendenti delle tastiere elettroniche. Questa nuova intelligenza partorisce ballate Eno-iane come Raccontami, Siamo nati vegetali e Vento freddo (la cui coda magmatica la rende un po' la sua Tusk).
Tich azzarda pulsazioni techno in La notte e Una storia (e scade nella poca raffinatezza disco-music di Sento scricchiolii e negli eccessi kitsch degni del tardo Battiato di La scatola e Finalmente lucciole), ma impagina anche andamenti languidi come Invece di volare, Il segnale e Cinque stagioni, andamenti crepuscolari come Troppa felicità, e confessioni come Terremoto.
Man mano si scopre la chiave dell'opera: un ciclo di canzoni altamente coerente, a due passi dall'album fotografico (Vallì, Ma ti ricordi). Spesso i suoi sussurri lasciano il posto a concertini senza voce che completano la narrazione con anche maggiore commozione: Non mi abbandonare, in questo senso, è una delle più emblematiche.
Il passaggio tra Masturbati e Siamo nati vegetali (in cui però si frappone un'intensa attività per cinema e pubblicità, oltre a collaborazioni e comparse su compilation e tributi, non ultimo quello per Zappa) rievoca quello tra Mogol e Panella per Battisti, con una consapevolezza però ampiamente cresciuta. Soffre un po' di zoppia, perché oltre all'incanto ha didascalismo in eccesso. Gioca, e bene, la parte dell'assemblato egocentrico, pure attorniato dai suoi disegni (che campeggiano in tutto il booklet), dall'elettronica di Maurizio Marsico, e da un vago sottotitolo: Una storia fluttuante di musica e parole. Dedicato ad Antonio (Masturbati era dedicato a Giuseppe).
Michele Saran
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