Grosso modo il nome dei Pulp-ito trasvola i dotti corridoi dello chansonnaire tricolore dal '96, con una produzione che allaccia in ingenti anni di gavetta soltanto un paio di autoproduzioni sulla lunga distanza (“Kiosa” e “Gagliardo”), e qualche timbrata di cartellino per raccolte varie. I loro live fanno burn out di multimedialità, violacei, con scenografie analogiche a base di tubi catodici fanno citazione del futurismo di Laurie Anderson. “La Vergine e La Rivoluzione” è un maelström che assimila avant/pop, pensiero analogico, parlata post-wave, fragili ombrosità e vamp-ate bambinesche (vedi il synth-techno-popper Stankovic ). L'opening Una Vita Semplice suona ordinaria, ma già basta ad inquadrare alcuni dei punti fermi di tutto l'ascolto: la voce ospite di Birò in contrasto a quella del frontman Luca Giordani, e la mano di Francesco Brambilla posata sui violini. Carattere ermetico su Pugnali D'Aria , mentre all'interno di un binomio irrazionale fatto di brume elettroniche eclissate da insinuanti salti nell'acustica ci passano egregiamente Sicilia Berlino così come Lei ; per Rivoluzione , spirata con un viluppo caotico di violino, e l'epica (attu)azione in rialzo di X-Rosmarino eccelle il physique du role da cantautorato nostrano off. |