Arbitri di eleganza col revolver in mano, glitter e rossetto e la camicia sciancrata, sono quattro romani che ne hanno per tutti. La carta vincente è che l'ironia, la cattiveria, e anche quel tanto di amarezza e disillusione che riposano bene nel fondo siano ben dissimulate dietro uno scintillante, freschissimo, ma estremamente adulto apparato pop. L'immaginario è metropolitano ma nel senso trasteverino del termine: le feste improbabili infarcite di un sottobosco votato all'ammanicamento (tu sei il mio manager/paura non avremo e ci divertiremo/ai party della gente più esclusiva andremo ), le chimeriche commistioni di mondo indie e fauna cine-televisiva (Savoir Faire), le bulimie (Due Dita), il fashion deteriore (Post Groupie, Troppi Trucchi), il jogging a Villa Ada (Fitness), le evasioni al mare stile Ravera e Radice (Maiale), su tutto l'amore-odio opportunamente patinato e mitizzato verso colei che è motore immobile, nonchè causa ed effetto del tutto (Musica).

Un disco intelligente ed originale, con quell'ambizione snob di voler sembrare facile. Ottima la produzione di Giorgio Canali, ottima la zampata finale degli Amari a conclusione scaletta, azzeccato il cima generale. Al saldo retroterra indie vengono affiancate tentazioni dance, disnvolture elettroniche, astuzie vocali e citazionismi new-wave. Ma, va da se, è uno ed uno solo, e si chiama pop, l'imperativo categorico.

Piergiorgio Pardo