Alla guida dell'indomita Snowdonia, i messinesi Maisie ci hanno abituato a intricate antologie a tema e densi album di eclettico avant-pop. Nulla però poteva far presagire le dimensioni (44 brani, 148') e la qualità superiore del nuovo (doppio) cd, appartenente alla specie in via di estinzione dei dischi cesellati e sofferti in ogni dettaglio, dalle reiterate incisioni in studio alla confezione con pingue libretto. L'approccio è quello meta-pop, caustico e disorientante proprio di Alberto Scotti, Cinzia La fauci e Carmen D'Onofrio, qui affiancati da quattro nuovi soci più ospiti quali Amy Denio e Flavio Giurato. La scrittura si è fatta però più lucida e sicura, con orchestrazioni ambiziose e tuttavia fruibilissime in una successione di colpi di genio (vedi il brano del titolo, sintesi di electro, dance 80 e flashback da Battiato a Rino Gaetano) e colpi al cuore (il canto siculo da brividi di n.79 Istituto marino – via ortopedico, convertito poi in italiano da Mario Castelnuovo), follie (cover da Mauro Repetto e Pippo Franco!) e micro-racconti urbani che, sotto sembianze macabre, farsesche o surreali, specchiano noi e il paese meglio di qualsiasi altro disco degli ultimi tempi. Un lavoro smisurato e vitale, in cui perdersi e ritrovare il filo, che stratifica con scioltezza trash pop e metrica canterburiana, no wave e poliziotteschi, Zorn e Tenco. Il White Album dell'Italia negli anni 00. (9) |