Sono quarantaquattro, come i gatti in fila per sei col resto di due, le canzoni della nuova impresa dei siciliani Maisie, a cinque anni dal quel Morte a 33 giri che avevamo salutato come una delle cose più felici successe alla musica italiana in questi anni di scarsi segni di vita creativa. Quarantaquattro brani, disposti con ordine sui due CD di questa Balera Metropolitana nella quale, come potete intuire, succede ovviamente di tutto.

Esistessero ancora i negozi di dischi (esistono?), dovrebbe diventare obbligatorio rigirarsi tra le mani il doppio disco in questione importunando il commesso del negozio di dischi (ma esiste ancora?) con domande quali "ma che genere fanno questi Maisie?" , perché le risposte potrebbero accavallarsi all'infinito, come in quei cartoni animati di un tempo nei quali i baloons ricolmi di parole si sovrapponevano fino a saturare l'immagine.

Sarebbe quindi impresa piuttosto vana tentare, pur con le affilate armi del recensore impenitente, di descrivere nel dettaglio l'incalzante clangore di stili che stordisce l'ascoltatore, tra dance e cantatorato deviante, elettronica in saldo e sottoculture waves, mettendo nel frullatore qualsiasi ingrediente, basta che sia nutriente (e per i Maisie la categoria del nutriente è molto ampia!), tanto il ritratto della nostra quotidianità che ne viene fuori è sempre agghicciante e azzeccato.

Onore al merito quindi e onore al lavoro sulle voci, con Carmen D'Onofrio e Cinzia La Fauci raggiunte da Serena Tringali e uno stuolo di ospiti improbabile quanto strepitoso: ecco quindi Amy Denio, ma anche due miti sommersi della musica italiana come Flavio Giurato e Mario Castelnuovo e molti altri, a contribuire allo straniante affresco di umanità piacevolmente alla deriva su cubi luminosi.

A voi quindi il piacere di scorrere i testi di Alberto Scotti, sempre stimolanti nell'alternanza di istantanee inquietanti e di svenenvoli orrori, con concetti quali "la morte" o "il sesso" al centro di placide ossessioni. A voi il piacere di rendervi conto che molte canzoni sono ben bruttarelle, ma che hanno un loro "bruttarello perché" e tra una e l'altra spuntano ottime cose come "La centrale nucleare" o "Ballata tristissima," ma anche diversi brani del secondo CD ( "Amore e tabacchi" e la strepitosa "Il giorno più bello della mia vita" tra gli highlights).

A voi - sempre che abbiate voglia di accettare la schizofrenica sfida dei Maisie - il piacere di porvi domande sull'Italia, sull'uomo, sulla donna, sulla musica, sull'inutilità di tanti suoni di questo disco, ma sul fatto che in un mondo dove tutto sembra divenuto inutile, anche il fatto che "gli insetti disegnano armonie nell'aria per noi, solo per noi, per noi, solo per noi, molto meglio di John Zorn, non c'è paragone (no, non c'è), non c'è paragone (no, non c'è)" ha un suo crudele perché.

Tanto il tempo per maturare e diventare vecchi c'è sempre...

Enrico Bettinello