Rilasciati un paio d'ep digitali su Sinemp3 che lo inserivano nell'agorà della musica elettronica lo-fi di stampo autechriano e ambient, Fabrizio Somma / K-Conjog taglia il nastro sulla lunga distanza, e fa perdere – quasi – completamente il filo con le proprie origini frequenziali. Con casa Snowdonia serve una ghiottoneria plunderfonica farcita con loopperie da rigattiere, svagata, in copula ad un polistrumentismo smanettone; giacché ne “Il Nuovo è Al Passo Coi Tempi” favoleggia e esplora parallelamente lo spettro di chitarra acustica, ukuele, piano, laptop, campionatori, field recordings… cani!
Nulla di cervellotico, e neppure nada de nada che l'uomo non abbia mai avuto l'ardire di sentire, ma la cotta a primo pelo vede quale imputata l'accurata instabilità con cui scorrono l'uno sull'altro i pezzi, scendendo a patti con un approccio giocherellone alla – non - materia concreta che fa il verso alla space-age e viceversa; strabuzzando la scrittura al miscelante susseguirsi di cani che latrano in compresenza di replicanti beat farfalloni, scialacquati dentro sonori malandrini a base di paperette e cartoni animati, richiamati all'ordine da un epilogo minimal-cameristico-swing (il Fatboy Slim vs Filmworks di Attenti al Cane ); ai trilli, ai miagolii e a chissà quale altro abitante animale strappato da qualche palude che fa da liason tropicale ad una notte satolla di cucciolate melodiche irreali, beat temperati e voci diafane in ralenti (Ippopotami). K-Conjog affetta e infetta tutto: è un Senor Cocunut ilare al ritmo di rumba e tranci orchestrali, calcati e ricalcati fino all'apoteosi, con tanto di degna standing ovation prima della spirata finale (Cultura Pop); provoca qualche sbadiglio nel proporre un paio di assaggi bucolici, muovendosi da una parte con un folkettino da camino della nonna, molto intimista (Uno stupido), e finendo con l'altra per fare il verso al Jim O' Rourke - appena ritrovato - di “Eureka” (Per un Pugno di Fagioli), ma si riprende subito calandosi nei panni del languido sognatore (Distesa), nonché in quelli del capillare fabbricante di fragili, semplici e disarmanti landscapes elettroacustici da pace dei sensi (Il Pensiero Resta Sempre da Solo); ispessendo un disegno astrale con granuli di contemporaneità concatenati dalle note stormite di un piano preparato (Una Canzone Semplice), dolce e profondo come il sonno di un bambino.
“Il Nuovo è Al Passo Coi Tempi”, pur con le sue defaiances, ha tutto il diritto per essere già uno dei piccoli grandi culti dell'anno; vicino nel tempo rispolvera un altro gioiellino del cut&paste che potrebbe fargli da cugino maggiore, il solitario “Sprut” su Tzadik composto dalla meteora Giustino Di Gregorio, ma mirando maggiormente ad un taglio che sia ludicamente infantile e vaporoso.
Altri input, una marea, a partire dall'amabile Erik Satie, e proseguendo con Bernard Parmegiani, Luc Ferrari, lo Zorn da soundtrack, il folkness, la poptronica sci-fi, il funky, la leggerezza da vaudeville…
Sergio Eletto
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