Ascolti una traccia e ci trovi l'indole battistiana di Dente, un'altra ed emerge la malinconia di Bersani, un'altra ancora e arriva l'osservazione disincantata di Jet Set Roger o Humpty Dumpty . Ascolti l'intero disco e ti trovi nelle orecchie suoni, parole e atmosfere che condensano tanta tradizione italiana e avvolgono un nucleo intenso di irriducibile originalità. Deian e Lorsoglabro realizzano un album che si fa notare per maturità e capacità espressiva. Lungo dodici tracce caratterizzate da arrangiamenti curatissimi e sempre a fuoco, la voce di Deian tratteggia situazioni e personaggi attraversati da una sostanziale anaffettività. Uomini e donne che respingono canzoni d'amore o non sanno trovare parole per esprimere i propri sentimenti, atmosfere raccontate con distacco e un'ironia protettiva. Esemplare per il primo caso "Lei non sa chi sono io", con l'io citato anche nel titolo che chiede cortesemente di non offrirgli canzoni d'amore. Emblematica per il secondo "Il poema del becchino", sorta di gioco para-esistenzialista su morte, corvi e sepolture. In conclusione, tanta carne al fuoco e un tasso di qualità elevatissimo. Chapeau.

Marco Villa