Andrea "Ance" Lovito è un cantautore empolese che inizia la sua carriera nell'ambito del punk revival che tanto furoreggiava tra i 90 e i primi anni del decennio 2000. Con gli Other Side, Lovito registra così un paio di demo tra '97 e '99 (con brani come "Rockstar" e "Middle Winter Morning's Dream" dalla foga melodica quasi Screeching Weasel). A partire dal nuovo millennio, Lovito adotta il moniker Ance per evidenziare la sua svolta cantautoriale Barrett -iana. Con i BombaLiberaTutti, la sua prima backing band, compaiono le prime registrazioni live ("Angioletto" e "Diritti") ancora pregne di rigurgiti punk-rock, pure puntellati da filastrocche nonsense a perdifiato. La vera carriera di Ance & i BombaLiberaTutti inizia in ogni caso con "O' santo protettore della mia pazzia" (autoprod., 2000), raccolta di brani improntati a una vera libertà istrionica (notevoli "Skarantella" e i 7 minuti di "Minimilano"), e prosegue con "La festa del rione" (Mosquito, 2002), raccolta di canzoni inedite e di rivisitazioni di canzoni già eseguite dal vivo (da una "Skarantella" ancor più caposseliana al folk-punk di "E' partita Iva", all'hard-rock melodico di denuncia di "Dieci e lode").

Nel mezzo, il cantautore registra anche una serie di composizioni in solitario (tra cui "La nostra vita" a nome Andrea Lovito, canzone a scopo benefico, e "Robaccia acustica ancestrale", a nome Ance, una collezione di canzoni per chitarra e voce), che culmina con "Bravilostesso" (autoprod., 2004), rompicapo post-battistiano di surrealismo contorto con cui alza la posta stilistica, puzzle di canzoni-lacerto che inglobano sistematicamente oggetti alieni di varia provenienza (radio works , parodie sghembe, elettronica, distorsioni), probabilmente il suo capolavoro.

Il nuovo "Lavoretto a catena", a nome Ance - senza i BombaLiberaTutti - seppur forte di quell'esperienza (specie in una tracklist imprevedibile) ritorna invece alle atmosfere più moderate della sua prima backing band . Prova ne sono le tre parti di "Forse tutti", strimpellata in forma di tarantella per voce e mandolino dall'attitudine Elio e le Storie Tese, "Vin brulè" (una versione anestetizzata e ripulita di quella già edita in "Bravilostesso"), e altri brani di riassestamento come "Il sasso nella scarpa", blues dall'andazzo sbracato, "Vampiro", inno civile - un po' comedy - in forma di tango-mazurka e "Media vita, uno swing in stile Conte. e "Media vita", uno swing in stile Conte .

Meglio fanno lo strumentale "Lavoretto a catena", dall'andatura folk-jazz (con coro di sax e ottoni), la ballata sospesa di "Decorazioni" (a base di refrain etereo, organo e synth), o anche la semplice lounge da pianobar di "Surreale dolcevita". Gli highlight , oltre agli intermezzi stralunati (unica memoria di "Bravilostesso"), sono piuttosto lo skat swingante di "Rompicollo", ballata maudit dominata da clarino e percussioni (un po' Waits, un po' Conte), "Shuper ", una fluida fusion funky con canto in rima e attitudine all'improvvisazione (rhodes, ottoni, basso in slap , etc.), e "Clone", una nuova tarantella (stavolta caricata di chitarre elettriche) che svariona in swing e persino in canzonaccia di strada alla David Peel.

E' un disco da camera con riprese di suono d'ampia composizione a tutto tondo. Si lascia prendere la mano dalla prolissità, molestando il contenuto musicale delle canzoni (cui sopperiscono in maniera preponderante clarino e sax soprano di Nico Gori) con poco senso del tatto. Loquace, non troppo spiritoso. L'amore per il cinema dell'autore resta confinato a citazioncine divertite che fanno capolino qua e là nelle liriche: una libera rielaborazione del famoso monologo finale di "Blade Runner" in "Clone", la dedica a Buster Keaton in "Rompicollo", un campione di dialoghi di "Arancia meccanica" nella title track . La produzione, oltre alla mano sicura di Cinzia La Fauci e dello stesso Lovito, deve qualcosa al contesto culturale: i circoli culturali alternativi del sottobosco romagnolo, i vecchi tempi - ma vivi e vegeti - del microcosmo resistente bolognese.

Michele Saran