Il gusto per il vintage ogni tanto ci riserva piacevoli sorprese. È il caso di Jet Set Roger, artista londinese di nascita ma di origini bresciane. Canta in italiano, ma il gusto british gli scorre naturalmente nelle vene, Piuttosto che scimmiottare Oasis o Blur, però, Roger Rossini realizza con l'album “La vita sociale”, il suo primo in proprio, un ibrido molto interessante. Intanto, incarna il prototipo del musone di successo, dell'asociale malinconico condannato all'isolamento, che però ha trasformato la sua presunta goffaggine in glamour pop, in stile. Roger è un disadattato però cool, si potrebbe dire. I testi sono pieni di riferimenti in questa direzione. “Una volta credevo di essere un tipo allegro, ma poi mi sono accorto che non era vero”, canta Roger in “Canzoni tristi”, concludendo “Scriverò canzoni tristi, ormai non c'è più scampo per me”. Sotto, la canzone è sostenuta da un piano alla Supertramp. Perché tristi, le canzoni di Roger, non sono affatto, tranne la straziante “Come si fa”, dedicata con pathos traboccante alla fine di un amore (“Come si fa a chiamare una conquista, questa perduta familiarità?”).

Il resto delle canzoni, invece, divertenti e assai godibili, Con ritornelli assassini, che non escono più dalla testa. Per raccontare una vita sociale in disfacimento, Roger affresca un mondo di provincia abitato da genitrici attempate e ammirevoli (il cabaret-pop di “La madre di Rachele”), adoni di serie B (“Piccolo re della notte”, un brano davvero incantevole); playboy, commessi e tossici coi “capelli alla Valderrama”, baretti e vetrine. Di solitudine e cuori infranti, di ingannevole durezza che serve a nascondere il bisogno d'amore che tutti quanti hanno dentro di sé.

Il punto d'incontro ideale dell'esordio di Roger, è, al suo meglio, a metà strada tra Morrissey e i Baustelle. Struggente autoironia, divertimento romantico, anticonformismo, anglo beat, croonering e un pizzico di sarcasmo che maschera i buoni sentimenti. La corda principale del musicista anglolombardo è il romanticismo, un po' decadente, che galleggia tra glam e dandysmo. L'ex cantante degli Smiths Morrissey sembra richiamato nella passionalità dei saliscendi melodici,a volte sembra addirittura citato senza equivoci. Verso il gruppo toscano dei Baustelle, del quale Roger ha aperto a volte i concerti - al pari di Afterhours e Bluvertigo - ci conduce la narrazione di una periferia osservata da un occhio sensibile e acuto, nonché la scelta di accompagnamenti ricercati e spesso d'annata, lo stile e l'ironia.

Il disco che segna il debutto solista di Jet Set Roger è anche quello con cui l'etichetta indipendente Snowdonia, una delle label decane nel circuito italiano, festeggia i dieci anni di attività.

Gianluca Veltri