“L'arte di sciogliere la neve”, Livorno, la seconda uscita discografica targata Snowdonia 2007, ancora una produzione diversa, ancora una volta gli schemi e i progetti discografici che non esistono. Humanoira e l'esordio, la nuova scena italiana cresce ed impazza nella Messina soleggiata. Avanti il prossimo, sotto a chi tocca.
Nove brani, quarantatre minuti, l'arcobaleno disegnato, la cartapesta e i colori pastello. Il pop e le smagliature post-rock (stile Tortoise, per intenderci) che s'intravedono dietro quella batteria “geometrica”, che svaniscono, si celano dietro i ritornelli, le filastrocche recitate (“…chitoccadi zuccalazuccadicheccafazucca
baruccaelazuccasiammacca
…”), la poesia del bimbo irrequieto, il romanticismo infantile e colto degli Humanoira (“Vieni con me, ti offro un caffè, le cioccolate, le caramelle, poi ti porto nelle stalle insieme a pecore e farfalle”, “…a te fratellino…offro il candore di questi violini…Possa saperti felice, carezzevole, lunatico…”). “L'arte di sciogliere la neve”, l'ottimo esordio, qualche defaillance (“Perché il mio amore è pop”), poi la ripresa stilistica perché, intendiamoci, “Nel raccapricciante scontro tra umorismo e noia” è la superbomba pop e perchè “Ciro ed Anna” e “L'acchiappacitrulli” sono terribilmente funky.
Humanoira, l'ennesima scommessa, l'ennesima testimonianza dell'Italia che cresce, il pop esiste, il pop non morirà mai. “L'arte di sciogliere la neve”, Humanoira, i lecca-lecca, lo zucchero filato, i pop-corn. (7,5/10)

Francesco Diodati