Debuttano per i tipi di Snowdonia i Masoko, ex-Masoko Tanga (se questa ragione sociale vi fa venire in mente un certo trio di qualche anno fa, sappiate che non è certo un caso). Detto quindi che la copertina (trucida e sbeffeggiante come non mai) farà la gioia di ogni appassionato di estetica e manufatti dell'etichetta siciliana, c'è da fare i conti con questi undici pezzi all'insegna di un indie-pop brusco, tirato all'osso, beffardo fino al disincanto, pervaso di fibra wave come un tempo se ne triturava a iosa nei locali meno raccomandabili di New York e Albione. Senza scordare l'inevitabile e strisciante imprinting italico, pescato vieppiù dal fertile pozzo post-freak dei Settanta. A momenti cioè sembra di sentire una copula stringente tra i Police (visto che non era un caso?) più tesi e il Dalla dei bei tempi (si prendano le sciroccatate impertinenza di Cool , ma anche i crogioli Synchronicity di Costretto), altrove è palpabile il retaggio nevrotico dei Talking Heads (il complesso di colpa esistenzial/compulsivo messo in scena & in croce con Scusa), più generalmente si rasenta l'ispido nonsense di certi Skiantos senza però mai raggiungere il point of no return della demenzialità (lo sbracato quadretto drag/trans di Alfonso, l'ironica desolazione di Comfort). Nel rispetto insomma di quel disarmo esistenziale che cova sotto la secca quadratura di voce-basso-chitarra-batteria, che in Prima colazione fa cantare al bravo De Leonardis “ho dei progetti in testa, sì/per esempio una rivoluzione/comincerei adesso ma/non ho ancora fatto colazione”.

Detto ciò, occorre puntualizzare che questo disco vola ad altezza d'uomo, non è roba pretestuosa né preterintenzionalmente alternativa. Scommetto, anzi, che ai Masoko non spiacerebbe stuzzicare qualche orecchio abituato a chincaglierie da megastore. Perché è pop, in fondo, quello che fanno. Pop che trascina e inchioda, diverte e scombussola, stuzzica e stupisce. Pop sostanzioso, che ci sta dentro dalla testa ai piedi, il dentro strappato fuori perché non ti meriti di meno e di meglio dal tuo stereo a palla. Insomma, è un pianeta infestato di cazzoni, c'è sempre un Lunapop in agguato dietro la manopola del tuning, ma c'è modo e modo, e il modo dei Masoko sembra un bel modo. Che con Buonamico sceglie di finire tra sfrigolio videogame, brume spaziali, caligini dub, un ritornello parossistico come il Battisti di Se la mia pelle vuoi e febbrili percussioni Talking Heads. Quasi a dire: guarda un po' che roba. (7)

Stefano Solventi