"Nati a Roma con il nome di Masoko Tanga nel 1999 e attivi come Masoko dal 2002, tra il 2003 e il 2005 aprono i concerti di Kaiser Chiefs, Art Brut [...]" e blablabla. Eh già, le solite note stampa. Poi, però, l'occhio mi cade sul secondo album degli Elettrojoyce, quello rosso, qui alla mia sinistra. Lo apro e come per magia salta fuori un flyer: "Sabato 9 Ottobre 1999, CSA La Torre, dalle 21.00 nel parco concerto con Masoko Tanga, a seguire Elettrojoyce". Quel flyer l'avevo conservato come ricordo di una bella serata: il mio primo concerto degli Elettrojoyce. Addirittura? Beh, se non conoscete gli Elettrojoyce e se non avete mai ascoltato "Balena" e "Aliante" non potete capire, ma fa nulla: quello che importa è che di quella serata ricordo solo il concerto degli Elettrojoyce e l'umidità che si poteva tagliare con un grissino, come il tonno. Del concerto degli allora Masoko Tanga non ricordo nulla: immagino non mi abbiano colpito un granché, sicuramente molto meno di quanto abbiano fatto adesso con questo loro debutto ufficiale "Bubu'7te" uscito per la Snowdonia. Come dire, prima freccia scoccata e primo bersaglio centrato in pieno: cento punti ai Masoko perchè sanno piacere, perchè sono belli, giovani, schietti, tosti e veraci come solo i romani sanno essere, perchè piace il loro approccio genuino e il loro college-rock cantato in italiano, infarcito di new wave e di anni '80, senza disdegnare qualche puntata nel garage-surf come in "Cool". I testi sono diretti, immediati, semplici e ogni tanto scanzonati, quasi strafottenti. I suoni sono ben definiti, le ritmiche serrate, le chitarre ruvide al punto giusto, ma sempre piene di melodia. In altre parole, attitudine quasi punk e melodie pop: energia e schiettezza da vendere. Ad ascoltarli bene vengono in mente i Tre Allegri Ragazzi Morti, ma senza voler togliere nulla a Toffolo e soci, oggi i friulani pagherebbero oro per avere un quarto della freschezza dei Masoko, che si sono fiondati in corsia di sorpasso. E se loro sorpassano, io zompetto a casa come un cretino ascoltando "Prima colazione", vera chicca di questo album, pezzo che ricorda tanto gli Interpol e un po' i Baustelle di "Gomma". Sarà che è sempre Settembre, sarà che dalle vacanze estive si ritorna sempre con tanti buoni propositi che puntualmente vanno a farsi benedire: "Ho dei progetti in testa, si, per esempio una rivoluzione: comincerei adesso, ma non ho fatto ancora colazione". E allora tanto vale continuare a zompettare e a muovere la testa a tempo sulle varie "Ferrari", "Comfort", "Cool", "Costretto": adorabili inni generazionali, sarcastici e un po' ruffiani, potenzialmente adatti anche ad un pubblico mainstream.

Il bello di queste canzonette dei Masoko è che si incollano alla pelle come magliette sudate a Ferragosto. Sia chiaro, qualche pezzo da scartare c'è, ma quando l'approccio è così pulito, vero, genuino, un occhio lo si chiude con piacere.
Per quanto mi riguarda, non mi stupirei se il loro prossimo album dovesse uscire per una major: si accettano scommesse. Io intanto torno a drogarmi con "Prima colazione": qualcuno sostiene che contenga un messaggio registrato al contrario che invogli all'acquisto dei prodotti del Mulino Bianco. Devo iniziare a preoccuparmi. (3,5/5)

Thomas Paulo Odry