A dispetto delle sovrastrutture e degli artifici della vita “borghese”, il beat è nato, ormai più di cinquant'anni fa, come riscoperta di sé stessi, delle proprie radici, come voglia di viaggiare, lungo una strada o stesi su un divano, voglia di sesso senza falsi pudori, come ribellione contro la mentalità americana del dopoguerra, ipocrita, perbenista e fortemente razzista, come contestazione feroce contro la guerra in Vietnam. Grandi pensieri, grandi idee, grandi tematiche. “Vedo Beat” è un disco dedicato al beat, la sua grande passione, in modo intelligente, senza riempirsi la bocca dei grandi nomi di Kerouac, Ginsberg e Borroughs, pace all'anima loro, ma strizzando l'occhio alla beat generation italiana e prendendo in prestito le parole di grandi pensatori come Ennio Flaiano e Marcello Marchesi. Un sunto complesso che mette davanti allo specchio le parole sia dei capelloni, che dei pensatori, se vogliamo due diverse realtà unite da uno spirito comune: libertà e capacità di pensiero. Un disco, quindi, in cui la parola la fa da padrona, relegando volutamente la musica in secondo piano, in appoggio. Il bello di questo lavoro è che, pur prendendo spunto dagli anni '60, riesce ad essere moderno, attuale. E questo grazie proprio alla musica, ai suoni, semplici (chitarra, basso, batteria e qualche tastiera) e allo stesso tempo ricercati, anche senza dare nell'occhio. Anche l'impostazione della parte parlata è ben centrata, mai pesante e sempre pronta a catturare l'attenzione attraverso i tanti diversi frammenti di cui il disco si compone. Una sorta di mosaico senza la pretesa di essere un lavoro nozionistico o divulgativo, come si potrebbe pensare a priori, ma solo l'insieme di tanti tasselli visionari, ironici e autoironici, se visti nei panni di chi si sente un po' capellone: “Essi affermano di esprimere, col loro aspetto, la ribellione; ma non sanno spiegare il perché d'una rivolta diretta principalmente contro il parrucchiere e il detersivo”. Insomma, di carne al fuoco “Vedo Beat” ne mette davvero tanta, grazie ai testi dello stesso Francobeat, agli estratti dalle pagine di Mondo Beat e alle parole di Marchesi e Flaiano. Certo, per come è concepito e strutturato, non si tratta di un disco da ascoltare mille volte al giorno perché non si può pensare di farlo suonare in sottofondo mentre si fa altro, però, visto nella sua interezza, “Vedo Beat” costituisce un buon insieme di spunti che hanno il pregio di riuscire ad incuriosire anche l'ascoltatore più passivo: sfido chiunque ascolti questo disco a non farsi venire la voglia di ficcare il naso nel fenomeno beat. |