Parlare di un progetto come “Vedobeat”, condensandolo in una breve recensione, non renderebbe forse giustizia a questo disco e a colui che l' ha pensato e realizzato. Comunque ci proviamo: prendete un libro, per la precisione “Mondo beat”, nel quale un guru della controcultura nostrana come Matteo Guarnaccia raccoglie testi di varia natura legati al boom economico, fatene un reading, e intramezzatelo con canzoni eleganti, in cui la parola è una regina accompagnata da una damigella giovane e fresca come la musica di Francobeat. Un disco intelligente, ironico, sorprendentemente attuale, in cui sfilano personaggi a volte surreali, più spesso realistici. Un attacco alla società occidentalizzata e ai suoi meccanismi perversi, un' esaltazione della cultura beat che non disdegna la critica feroce e parodistica al giovane di buona famiglia che vuole fare l' artista freackettone, come ne Il paradiso degli uomini fottuti. Chiariamo subito una cosa: pur essendo musicalmente gradevole e tecnicamente ineccepibile, “Vedobeat” non è un disco che potete mettere su mentre lavorate al computer o fate una qualsiasi altra attività contemporaneamente. Come tutti gli album che si rispettino, questo ha bisogno di un religioso e attento ascolto, magari in cuffia, nel buio della stanza, con i led dello stereo (Stereo? C' è qualcuno di voi che ce l'ha ancora?) ad illuminare con il loro colore il sorriso beffardo che vi si stamperà sulla faccia dopo che avrete ascoltato le prime quattro tracce del cd. Se quando ascoltate musica volete non pensare, allora non è il disco che fa per voi. Kabizarro |