Nella steppa sconfinata a quaranta sotto zero se ne infischiano del gelo i cosacchi dello zar col colbacco e gli stivali camminando tutti in fila con la neve a mezza gamba vanno verso il fiume Don Ma Popoff sbuffa sbuffa e dopo un pò gli si affonda lo stivale nella neve resta lì Ma Popoff del cosacco che cos'ha ha il colbacco e gli stivali ma non possono bastar la la - la la la la - la la la la - la la la la - la la la - la la la la - la la la la - la la la la - la (stacco) I cosacchi lunghi e fieri con i baffi volti in sù nella neve vanno alteri ma Popoff non c'è più È rimasto senza fiato sulla pancia accovacciato che cosacco sfortunato questo povero Popoff! Ma Popoff non si arrende e dopo un pò scivolando sulla pancia fila verso il fiume Don Hey Popoff così proprio non si può Non cammina in questo modo un cosacco dello Zar la la - la la la la - la la la la - la la la la - la la la - la la la la - la la la la - la la la la - la I cosacchi sono stanchi non si vede il fiume Don con i baffi congelati più non vogliono marciar Nella steppa sconfinata a quaranta sotto zero sono fermi in mezzo al gelo i cosacchi dello zar Ma Popoff così tondo che farà rotolando nella neve fino al fiume arriverà ma popoff così tondo che farà rotolando nella neve fino al fiume arriverà la la - la la la la - la la la la - la la la la - la la la - la la la la - la la la la - la la la la - la (fine) ® (Benassi-Gualdi) 1967 Nulla da dire, niente da obiettare, solo apprezzamenti per chi riesce con poco a realizzare l'immagine collettiva di un paese, che modificata alle essenze di un passato come quello di Popoff, realizza il sogno di mille bambini diventati col tempo uomini dall'animo tenue e gentilmente gentile, ammirando in modo quasi spasmodico, l'esigenza di un progetto altamente rivoluzionario, tanto di cappello. (10/10) Eugenio Nesci |