L’idea è deliziosa: “abbiamo chiesto ai nostri amici rockettari di comporre una canzone e di cantarla insieme a un bambino o a una bambina”, spiegano quelli di Snowdonia.
Bene, e il risultato?
Il risultato è che non troveremo nessun valzer del moscerino e nessun piccolo genio dall’intonazione sorprendentemente perfetta.
Non troveremo filastrocche rassicuranti o futuri spot per pubblicità di merendine. Il disco è piuttosto il paradossale incontro di inquietudini
e obliquità proprie del mondo underground con la timbrica limpida ed ingenua di bimbi assolutamente normali. Sono bambini che chiaramente stanno giocando con la musica, a cui non è chiesto di stupire il mondo e che anche quando cantano “la sicurezza ha un ventre tenero, ma è un demonio steso tra di noi” (sono i Mariposa che rifanno Male di Miele degli Afterhours in salsa electro) sembrano divertirsi assai. Tutto infatti ha un senso qui, anche l’anomalìa di parole che non uscirebbero mai dalla bocca di un pupo ignaro di complicazioni esistenziali. Musicalmente ce n’è un po’ per tutti i gusti, dalle sperimentazioni noise degli Eh300244a che hanno fatto strillare i piccoli Aaron e David con un risultato che ricorda le bizzarrie degli antichi Virgin Prunes, al semplice rockettino dei Masoko che sembra portare i Cure di Boys Don’t Cry allo Zecchino d’Oro appunto; dalla filastrocca lugubre e suggestiva dei Taxi_so far, alla vera e propria pièce da operetta con cui gli Aidoru raccontano la storia de “Lo scoiattolo e la libellula”. Tutti i bimbi stonano, ma proprio per questo nulla stona in questo disco, bello da seguire anche con il supporto amorevole e disincantato del booklet ricco, esauriente e colorato.
Un disco a cui affezionarsi, dunque. Con la spontanea benevolenza che si deve all’ingenuità.