L’alacre attività
della Snowdonia dischi ha prodotto un’altra fulminante iniziativa:
“Lo Zecchino D’Oro Dell’Underground”, una
compilazione che raccoglie quindici pezzi elaborati da altrettanti progetti
attorno alle voci più o meno bianche di piccoli ospiti. Bambini,
ragazzini che - secondo le intenzioni esposte con chiarezza da Cinzia
ed Alberto nel libretto che accompagna il CD - divengono
“protagonisti in un gioco chiamato musica”, stimolati nella
loro creatività e personalità, rispettati nella loro identità
(non a caso il tutto è dedicato a Luigi Comencini,
regista dell’infanzia inconsueta in “La finestra sul luna-park”,
“Incompreso”, “Un ragazzo di Calabria”,
solo per citare alcuni titoli). Peraltro, “Lo Zecchino d’oro dell’Underground” è l’esemplificazione lampante dell’attitudine (politico/formativa prima ancora che musicale) dell’etichetta messinese, che ai colori sgargianti della grafica ed ai disegni falsamente ingenui di Sonia La Fauci accompagna, nelle sue produzioni, una radicale contestazione del modello di vita sostanzialmente uniforme che viene proposto non solo dai “media” (per esempio, dal Presidente di un piccolo paese tutto grigio grigio del racconto di Roberta Magnani presente nel “booklet”). Così non si scherza proprio in Alberi e fabbriche, la canzone dei Maisie (gruppo in cui militano Alberto Scotti e Cinzia La Fauci): le voci di Gabriele e Sofia vagano in un contesto musicale non rassicurante, in nessun modo. E non meno inquietanti risultano gli statunitensi Toychestra di Spider Lullaby ed i Taxi_So Far di Un gioco…lugubre. In generale, si riscontra nel CD una grande varietà di opzioni musicali: l’hip-hop deviato dei sempre grandi Amari con Le scatole per i piedi di Marcello e degli Hello Daylight con Vom (questi ultimi hanno mobilitato addirittura i bambini della scuola materna “Opera pia Porro” di Barlassina), per esempio. Oppure le stravaganze dei Saint Ferdinand di Sai perché non mi piace il sol (come dire gli Aidoru che incontrano Fausto Balbo, tanto per rimanere nell’ambito della “label”) e degli Eh300244a con Voce bianca/Rumore bianco (gli strilli di Aaron e David sono davvero “trapananti”… potrebbero dare lezioni a Miss Violetta Beauregarde). Poi c’è chi proprio non sa scrivere brutte canzoni (i Blessed Child Opera di La danza dell’orso, con la partecipata voce di Emanuela) o essere banale (i già citati Aidoru della composita Lo scoiattolo e la libellula): ma stiamo parlando dei migliori gruppi italiani in circolazione. Gli Es dimostrano di possedere la giusta dosa di malinconia in Piccola e ben compiuta. Per il resto, anche chi si accontenta di sovrapporre una voce infantile alla propria canzone di successo consegue buoni risultati (è il caso dei Marlene Kuntz di Bellezza, che da tempo non sentivamo con questo piacere e questa verve). Forse per l’umanità degli interpreti - ad esempio, Mirca in Ai limiti dei Land e Carolina in La canzone delle tre vite ci hanno messo ben più del canto - alla prova. (4/5) Marco Fiori |