Eccoci di fronte ad un disco capolavoro... si si, avete proprio letto bene, ca - po - la - vo - ro!
Vittorio Demarin è un piccolo genio, l'avevo intuito ascoltando il suo precedente disco, Almanacco Moderno (sempre edito Madcap) ed intervistandolo proprio per questa rubrica molto tempo fa. Ora lo ritrovo nello stesso posto dove lo lasciai quella volta, sulla mia scrivania, di nuovo a stupirmi come un bambino.
Cantina Tapes è il nome di questa sua seconda impresa, in copertina c'è semplicemente un auto che sembra aver urtato un guard-rail in prossimità di una curva, tutto il paesaggio che la circonda sembra astratto, del fumo nero esce dalla parte posteriore della macchina e nessun essere umano si scorge dai finestrini.
Sono quei lavori che aspetti da un eternità perché capaci di farti rimanere a bocca aperta per la genialità con la quale vengono partoriti. Un processo che la mia mente non può far a meno che adorare. Un'intensità creativa che va oltre ogni limite immaginabile.
Ancora una volta è quella piccola scatola chiamata motoremangianastri targato Shappire Inc. (si, ancora una volta lui, quel giochetto che fu ritirato dal commercio causa emanazioni tossiche!!!) che lo accompagna a braccetto in questa nuova avventura. Una specie di piccolo collaboratore che lo aiuta a mescolare nella maniera più illogica e casuale migliaia di nastri. Il risultato è senza mezzi termini eccellente.
Ne escono dieci tracce audio che sono una vera e propria escursione nelle fantasticherie più astratte che le nostre menti possano inconsapevolmente produrre, nelle illusioni senza impedimenti. Un viaggio che odora di prodigio inaspettato dove utopie e realtà non sono mai state così vicine, dove illusioni e concretezze non si sono mai abbracciate così fortemente!
Nella folle macchina fuoriescono sprazzi di jazz, musica etnica cinese, folk, pianoforti impazziti, elettronica infatuata e caotica. I punti di riferimento si allontanano all'orizzonte fino a sparire completamente.
Vittorio Demarin raccoglie input da ogni cosa e da ogni parte del mondo, rielabora grossolanamente, schernisce e crea una vera e propria esistenza intorno ad uno zapping sonoro dalla complessità sottile e curata.
Gomma Workshop è un mondo fiabesco ove vale la pena nascere e morire per un solo pretesto, libare violentemente la nostra immaginazione e lasciarla passeggiare nei confini dove non esistono prigioni per canovacci stilistici rari e belli come questi.
Per onor di cronaca, il disco, frutto di quella collaborazione che vi accennavo all'inizio, Madcap Collective e Snowdonia, contiene anche una traccia video sulla quale non voglio però soffermarmi più di tanto, servirebbe probabilmente necessaria un'altra intera pagina.
Uno dei più bei dischi che abbia mai potuto ascoltare, un artista irruente ed estroso, ancora una volta, tanto di cappello.

Sexually Confused