Vittorio De Marin è un geniaccio, uno che inventa e che non gioca di rimessa. Il bello è che le sue intuizioni sembrano voler essere sempre fini a sè stesse, lungi dall'idea di fare proseliti. I "generi", De Marin, li lascia inventare agli altri: lui si fa i fatti suoi, prendendo in giro tutto e tutti, inventando musica e facendone allo stesso tempo la parodia.
Tra i meravigliosi deliri di questo "Cantina tapes" , disco uscito non a suo nome, ma a nome Gomma Workshop , sembra di ascoltare a volte Yann Tiersen in preda alle allucinazioni, altre volte un Fennesz qualsiasi che smanetta con il computer dopo aver mangiato pesante, a tratti Matthew Herbert reduce da una notte di sesso con una tastiera rovente o i Matmos storditi da un'orgia con tre campionatori e sette laptop. Piccoli suoni, rumori, echi, riverberi, cantilene giapponesi, musiche da piano-bar ambigui, motivetti da cartoni animati, filmetti da quattro soldi e dolci melodie: ce n'è per tutti i gusti.
Perchè "Cantina tapes"? Strane storie di misteriose macchine "mangia-nastri" nel senso letterale del termine, in grado di ingurgitare nastri audio di qualunque tipo, di masticarli e di risputarli fuori mescolati fra di loro. Macchine inventate negli anni '70 o giù di lì, immesse sul mercato e immediatamente ritirate perchè esalavano sostanze potenzialmente cancerogene. Una di queste macchine non è stata riconsegnata ed è rimasta nella cantina di De Marin per tanti anni, in attesa di essere riutilizzata. "Cantina tapes", appunto. Un frullato di suoni da cui viene fuori davvero di tutto: momenti scherzosi, passaggi interlocutori, brani di una bellezza mozzafiato come "KANGAROO vs BEAR", scacciapensieri, fiati, archi, tastiere, suoni campionati, coretti da commedia sexy all'italiana primi anni '80 (Lando Buzzanca docet), marcette da circo Togni e chi più ne ha più ne metta. Tanto non si sbaglia. Così come non si sbaglia a definire questo disco frammentario, spiazzante, folle, caldo, luminoso e molto cinematografico, al punto che ogni brano sembra una colonna sonora che fa storia a sè: in altre parole un disco Bello con la "B" maiuscola che più maiuscola non si può.
Dopo il folgorante "Almanacco moderno", con "Cantina tapes" De Marin regala un ulteriore sfoggio di originalità e fantasia: tante idee (le sue) e tanti spunti (per noi), per un personaggio che se non esistesse bisognerebbe inventarlo.
A proposito dei nastri audio e della fantomatica macchina "mangia-nastri", avete provato ad aprire e smontare la custodia del CD? Vi siete accorti di quello che si nasconde lì dentro? (4/5)
Thomas Paulo Odry |