Non è una raccolta di scarti del precedente, come si usa quando un cd ottiene buoni consensi, e nemmeno un tentativo di fare come si dice sul serio: semplicemente “Cantina tapes” è il secondo disco partorito dalla mente da scienziato pazzo di Demarin. Si tratta di dieci nuove composizioni più una traccia multimediale, che sviluppano ulteriormente le teorie esposte nell'Almanacco: lo strumento principale è ancora il “Motoremangianastri” del 1977, ovvero un giocattolo musicale ritirato dal commercio per esalazioni tossiche e capace di mescolare centinaia di nastri audio. Sull'impianto intermittente generato da questa folle macchina Demarin ha operato delle aggiunte di sax, arpa, contrabbasso, fagotto, clarinetto e addirittura un paio di voci cinesi. Il risultato ancora una volta spiazza, anzi, a tratti rischia anche di disorientare l'ascolto, ma a questo punto è evidente che l'obiettivo di Demarin è proprio quello di eliminare qualunque punto di riferimento assodato. La musica viene sperimentata senza scrupoli, diventa una cavia, un topo da laboratorio su cui l'autore si diverte a condurre interventi a cuore aperto senza uso di alcun anestetico. Folk, pop, elettronica, musica da camera piuttosto che classica, blues, arie popolari, danze ungheresi ed ambient: il paziente si presenta in sala operatoria già aperto e Demarin è libero di innestarvi organi prelevati da altri generi, anche lontani e disparati. Gli accostamenti sono dei più improbabili e soprattutto sono effettuati a ripetizione secondo frequenze e quantitativi che si fatica a calcolare: già “Pijama'o'Rama” è una sorta di danza ungherese che sbalza dal pop elettronico ad atmosfere ambient fino a diventare una marcetta cantata da due cinesi. Il disco prosegue senza pausa passando da un bolero manipolato a delle vere e proprie suite di cut-up come “Kgphono” e “Clownsclan”: quest'ultima in particolare rivela la creatività senza limiti di Demarin capace di un overtoure di musica classica, etnica, elettronica e popolare. Demarin è un'instancabile macchina da musica che una volta avviata produce senza sosta. Puristi e conservatori avranno da ridire, ma la sua non è una clonazione: piuttosto è una rigenerazione delle proprie creature, che ogni volta assumono forme e identità diverse. Viene da chiedersi quante musiche e quante idee gli frullino in testa: forse più di quante ne possa contenere il suo stesso Motoremangianastri. Christian Verzeletti |