“Cantina Tapes” ci propone - al di là del parodistico titolo - un viaggio senza interruzioni dimentico dei confini di genere e dei canovacci stilistici, qui visti come prigioni dalle quali si vuole evadere. La musica si alimenta attraverso un'attenzione onnivora per elementi delle più disparate tradizioni: l'etnico dalle eco cinesi, il folk, un pianoforte dal tocco jazzato, l'elettronica artigianale e i campionamenti costruiti col taglia-e-cuci. Tutti fattori che si mescolano e si fondono in un'opera priva di bussola ma con un obbiettivo chiaro e specifico: far avanzare di un passo il discorso artistico di un rock senza confini, non omologato e figlio di un'ambizione priva di qualsiasi eccesso retorico. Forse non è un pilastro del nuovo “pop” come in giro sembra essere considerato, ma il coraggio ha comunque dato splendidi frutti. Hamilton Santià |