I Maisie sono in gran forma e proseguono nella loro corsa dissacrante cercando di entrare nel firmamento del miglior pop indipendente d'autore. Il connubio (pop-indipendenza) potrebbe sembrare un pò ardito ma potrebbe portare a ristrutturare antiche credenze da seppellire che vogliono il popolar italiano mestiere spesso gretto e di basso livello culturale. Per loro comunque il pop rimane un giochetto di facciata e non riescono a nascondere la devianza e la follia che affiora sovente in tutti i pezzi di questa "morte a 33 giri". Entrare nel mondo dei Maisie vuol dire affacciarsi a un luogo il più possibile caleidoscopico che a tratti può essere caldo e trascinante a tratti freddo e introspettivo. Cardine fondamentale del progetto sono le due voci delle cantanti Cinzia e Carmen, a loro spetta l'arduo compito di portare a spasso l'ascoltatore nelle loro lande desolate per un'oretta, e di portare loro tramite i loro racconti e i loro testi surrealisticamente incredibili ad affrontare facendone il verso tutta una tradizione trash italica di stampo sanremese. Della sigla oltre alle due star fanno parte Alberto Scotti e Paolo Messere, che sono complici della cerimonia con uno sporco ed efficace lavoro di manutenzione, limaggio e colorazione dei 12 pezzi suonando un pò di tutto fra tastiere, percussioni, chitarre, bassi, batterie, xilofoni ed effettistica varia. Molti gli ospiti tra i quali: Stefania Pedretti (voce e violino), Bugo con voce e testo in "sottosopra" (una presa in giro dei Verdena quasi imbevuti nei My Bloody Valentine) e poi Tae Tokui la cantante dei Tottemo Godzilla Riders che intona soffusamente in giapponese nel finale di "Maria De Filippi (una vergine tra i morti viventi)" una marcettina ad andamento lento che dichiara l'avvenuta santità della soubrette in questione. Bella anche la voce recitante in arabo di Iyad Tuffaha in "...". Marcello Consonni |