I Maisie sono quello che si dice una band con una visione. Il progetto messinese di Cinzia La Fauci e Alberto Scotti ha messo in scena nel tempo una sorta di poetica dell'organico. E il loro corpo che cambia, e cambia sotto gli occhi di chi, disco dopo disco, ascolta ad occhi chiusi, o cercando di sintonizzare almeno un senso guarda e basta, perché la musica dei Maisie è così ricca di sommovi-menti sanguigni e pieghe carnali da essere abbagliante. Con la line-up che si allarga a Paolo Messere dei Blessed Child Opera e alla cantante Carmen D'Onofrio, con collaboratori preziosi come, tra gli altri, Bugo, Tae Tokui, Stefania Pedretti, Alfredo Spinelli, "Morte a 33 giri" è il disco che ci si aspettava dagli snowdoniani, quello che segna il passaggio all'italiano. Ed ecco che senza la maschera dell'inglese il DNA maisiano si svela in tutto il suo carattere elegiaco. Questo disco ha le fattezze di un cerimoniale barocco, è dark e rigoglioso, ironico e straziato. Fin dalla lugubre intro Ragazzi di oggi che sfocia nella title-track, passi electro, cantato perso nel vento e un violino che gira un'aria dell'Est, si chiariscono le modalità di un viaggio senza protezioni in un immaginario in continua esplosione/espansione. Le voci di Cinzia e Carmen si fondono, mentre fasi di pop sognante si confondono in un ralenti incrociato con asprezze folk e musiche lontane. Lo sguardo è decentrato. E Vivan Las Cadenas!, il terzo pezzo, 10 minuti, e mentre si consuma la sua coda di filamenti stellari e baluginio spaziale, si è risucchiati dal tentacolare flusso maisiano. L'inverno precoce è la quintessenza della canzone italiana, echi 60, una Caterina Caselli in droga: "E arriva la crisi/dopo la scuola/arriva la vita che ci ucciderà". E il viaggio della perdita di sé visto attraverso le lenti deformanti della memoria e dell'innocenza. Maria De Filippi (una vergine tra i morti viventi) è una litania a metà tra le canzoni chiesastiche pop dell'Italia anni '70 e i This Mortal Coil, e consegna le sue movenze perverse a una coda in giapponese. I toni devozionali raggiungono un apice impressionante in Sistemo l'America e tomo, tossico raga-blues come una jam tra gli Spacemen 3 e il Claudio Rocchi di "Essenza". Umano porta a compimento questa fase di spiazzante trascendenza: "L'altro ieri contavo i pezzi / mi sembrava che ci fossero tutti/l'altro ieri battevo un record / mi sembrava che io fossi là/oh oh, non ci sono più, oh oh e nemmeno tu". Come in un risveglio brusco da un sogno spirituale, ecco finché la borsa va lasciala andare, con le sue sbarazzine mosse dance pop. Falsi movimenti e ribaltamenti di senso: Sottosopra è un languido, violento duetto pop tra Cinzia La Fauci e Bugo, con un finale desertico che ancora azzera la visione. Allargando le braccia, Carmen e Paolo voci portanti, ha una melodia inesorabile che prende alla gola. Una canzone riciclata chiude mescolando ancora le carte in tavola, strumenti giocattolo, voci sintetiche, ritmi sparsi, spiritelli, una canzone che cammina all'indietro, spaventando il buio. Doloroso e esilarante, naif e fermissimo sulle gambe, "Morte a 33 giri" dei Maisie è, insieme a "Golia e Melchiorre" di Bugo, l'unico disco italiano capace oggi di leggere il futuro. (8) Christian Zingales |