La diversa diversità di comprensione, dovuta all'emisfero correttivo di una significante verità da immettere nel proprio linguaggio, nel proprio vocabolario intellettivo e intellettuale, la diversa diversità come forma ideologica di un pensiero pensieroso che vaga nelle menti gestionali di un ricordo mal ricordato, di un esclamazione che pur sempre gradevole, stona e non molto, con le vicissitudini di una legittima legittimazione personale, la diversa diversità come base socio pedagogica dell'insignificante sensibilismo democratico, fatto di doveri sottoforma di destabilizzazioni, e di reciproche reattività ancor tutte da immolare e stabilire. Distaccarsi notevolmente dalla massa, senza alcun problema pensieroso, senza alcuna esagerazione morfologica, distaccarsi in modo netto, dalle solite parole da bar, dalle solite insolite passionalità d'avanguardia, distaccarsi da se stessi, per provare l'ignoto vivere, per immaginare la propria essenza distruttrice e trasparente, vittima in assenza di ossigeno, di potenziamenti paradossalmente musicali. La sensibile sensibilità dell'espressione dinamitarda, la sensibile unificazione di diversi concetti audiovisivi, l'aroma mediterraneo di un assorbimento climatico da inoltrare, da eleggere, da far conoscere in profonda profondità istologica. Tutto questo fa parte dei Larsen Lombriki, band romana, al suo secondo lavoro distruttivo, che ritorna in scena molteplice, con un esagerazione culturale, mischiata all'essenza stessa di una durevole convinzione omogeneizzata, fuori dall'inconsapevole voglia ereditiera, unicamente stagionata. La consapevolezza di essere unici, a tutti i costi, in ogni campo sintattico, la consapevolezza essenzialista, di essere e avere un concetto personale altamente privilegiato, lungamente qualitativo, rispetto alla media non media determinante, artisti figli, di una generazione razionalmente irrazionale, sempre pronta a stupire le proprie anime saccenti, e le destinatarie volontà sostenitrici. Una musica schizzofrenica, una derivazione trasparente di una multiforme reattività sensoriale, un emblema post, che riemerge attraverso nuove esclamazioni perpetue, vecchie eleganze passionali. Comicità e sembianze di spessore autentico, miserazioni di una musica altamente sperimentale, rea di saper gestire in modo unicamente devoto, un progetto di unicità popolare, atta a destabilizzare l'intera umanazione quantitativa. (8/10)

Eugenio Nesci