Spesso i gruppi italiani, colgono la possibilità che le denominazioni dei generi musicali offrono: non resistono alla tentazione di raccolgliere tutta l’erba in un bel fascio sotto bandiera indie.
Gli Aidoru hanno sottoscritto tale vezzo. Se il disco incomincia con un intro quasi metal-industrial noi sappiamo bene che non di metal questo disco parlerà. Già la senconda traccia ci rassicura con una bella canzone beatlesiana, poi una breve narrazione e giù di post-rock, purtroppo per un tempo troppo breve.
Ritorneranno i momenti più cattivi e saremo certi di esser ancora coccolati. Il titolo 13 piccoli singoli radiofonici ci voleva metter in guardia dall’ascolto ma noi spavaldi abbiam buttato il cd nel lettore, ignari di quel che ci aspettava. L’atmosfere sono un po’ alla Xiu Xiu, melanconiche e tristi che sanno, però, vendicarsi violentemente come in ossicine o rendersi intricate e indecifrabilmente elettroniche come in altri esempi.
Non scrivo altro, mi sembra di fare un un torto al gruppo, decisamente bello. (7/10)

Sandro Giorello