Gli Aidoru di Cesena si affermano con questo disco come una delle più interessanti band del panorama nazionale: 13 piccoli singoli radiofonici è una bellissima miscela musicale che mostra il lato più eclettico del gruppo, formatosi nel 1995 e che esordì all’epoca con il nome Konfettura, cambiato ben presto in Aidoru, che in giapponese vuol dire "idolo": questo però è un disco minimalista, lontano da qualunque clamore, delicato e prezioso quanto bello, che confonde quasi l’ascoltatore con i suoi molteplici spunti interessanti.
L’apertura è affidata a 90 (la paura) che ci conduce per strade elettroniche buie ed inquietanti, attraverso suoni metallici e una batteria allucinata: una canzone che può terrorizzare se ascoltata nel buio più assoluto. È molto interessante la progressione della batteria che sembra, nel finale, ricordare gruppi come Mogwai e Godspeed You Black Emperor. Nothing Infinity Reality è a metà strada tra i Massive Attack, Röyksopp e Air in salsa post rock. Il vocoder si trasforma in un feedback, mentre la batteria in sottofondo va in crescendo. Io guardo spesso il cielo è la testimonianza delle influenze teatrali che il gruppo ha assimilato nei mesi precedenti la pubblicazione di questo album. Giorni è una ballata in miniatura, che ricorda per alcune cose i primi Radiohead. Se dormi è un pezzo á la Daft Punk che evolve in un trascinante epilogo fatto di chitarre molto seventies. Ossicine scomoda i Sonic Youth di Confusion is sex, rendendoli leggermente più accessibili: un brano caotico, scosso da deflagrazioni, in cui il cantato si fa sussurro ricordando il Jamie Stewart più solipsista. Angelo-gnomo è una ballata leggera dalla tinte medievali che cita De André: appare stridente l’inserimento di questa canzone in mezzo ad Ossicine e Parole porte parole ali, la quale si avvale di una melodia (?) molto sofferta che di convenzionale ha solo i soli disseminati lungo la sua durata. I feedback, il basso distorto, la voce sofferta la rendono davvero straziata. Ni-roku è un divertissement sintetico ad alta velocità. Preludio Op.28 N°2 è addirittura una cover di Chopin: sicuramente non manca il coraggio a questi ragazzi. Il risultato è uno Chopin stravolto, ma sicuramente non vilipeso dai feedback e dagli sperimentalismi cui il gruppo si affida. Fas 3 bis è una melodia sognante, un pò jazz un pò bossanova un pò Slint, cantata come la potrebbe interpretare una Diamanda Galas qualsiasi. Con Phase difference ci muoviamo sempre su coordinate post rock più tradizionali. Se la parola amore è una canzone pop a tinte jazz che chiude le porte di questo album tiratissimo.
Gli Aidoru hanno sfornato tutt’altro che 13 piccoli singoli radiofonici: il loro è un lavoro eterogeneo, affascinante, eclettico, che ha molto da dire e di piccolo ha ben poco: una enciclopedia miniaturizzata della popular music degli ultimi anni, una ulteriore conferma di come il panorama musicale italiano sia in fermento e capace di sfornare lavori in grado di sorprenderci.

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