È pop, quello degli
Aidoru, ma osservato in un caleidoscopio. Nei loro "13 piccoli
singoli radiofonici"si svelano le molteplici ispirazioni che
animano il progetto: l'elettronica, il progressive e infine anche
il jazz, che nella conclusiva "Se la parola amore"
fa da sottofondo a una lode all'inevitabilità del sentimento.
Il tutto in chiave molto personale e con svariati guizzi d'originalità.
Approdati al primo album sulla lunga distanza, dopo un singolo e un mini-cd
("Cinque piccoli pezzi per gruppo con titolo”), i quattro
musicisti - coadiuvati da Mariangela Gualtieri, che non
suona, ma scrive quasi tutti i testi - realizzano un lavoro complesso e
maturo: l'articolazione della struttura dei brani, la perizia tecnica,
la cura degli arrangiamenti e l'atmosfera sempre intrigante in ogni
brano dimostrano ispirazione e idee chiare. La nota biografica circa l'intendimento
di andare oltre la musica e riflettere sulle potenzialità di essa
in ambito teatrale, giocando con i suoni e il linguaggio, rende tutto ancora
più interessante. Guido Siliotto |