The Finger, ossia Franco Di
Terlizi, è la colonia di Snowdonia nel cantautorato americano più
puro. Colonia di cui possiamo consigliare la visita senza paranoie preventive.
Quello che deve esserci c'è ed è fatto bene. Poi chi cerca
altro può fare a meno di farci un salto. Senza possibili controindicazioni per chi ama (molto) Mark Linkous e (basta un poco) i Grandaddy, Franco si mette a suonare vari strumenti in una fresca versione casalinga, dall'immancabile chitarra (acustica o elettrica che sia) al banjo, sfruttando talvolta la farfisa, con più costanza il basso, senza disdegnare qualche saltuaria intrusione elettronica. Il tutto fatto con sapienza e buon gusto, restando sempre fedele ai nomi di riferimento, ma non rischiando mai di arrivare al plagio. Poi se fai folk rock, con spruzzatine country e rare derive psichedeliche, non puoi allontanarti troppo da certi ambienti, però puoi aggiungerci quel gusto dolceamaro e quella sottile vela malinconica che rendono l'ascolto decisamente gradevole. Così arrivano la dolcezza di Blue And Blue e l'accattivante sparklehorsità di Song For P., passando per la leggera obliquità di una There And Back Again vicina ai Mercury Rev seconda maniera. Godibile e meritevole d'attenzione. E se in futuro saran rose.... Marco Delsoldato |