Pargoli (artisticamente) del
rock italico alternativo (post?) i Transgender si inventano alla lettera
una nuova lingua per questo album coinvolgendo musicalmente un discreto
numero di ospiti: Giovanni Lindo
Ferretti, Eraldo Bernocchi, Paola
Calandro, Eliseo Scarpa, Raffaele Pinelli.
Allergia ai generi si potrebbe dire, anche se ciò non è certo fenomeno inedito
nel panorama nazionale, che abbonda spesso di realtà difficilmente classificabili.
Le atmosfere incedono in toni quasi epici, infuse di jazz e musica etnica,
moduli neo-popolari che tanto piacciono alle giovanissime generazioni del
folk postmoderno. Peccato si scarseggi di contemporaneità e abbondino invece
(sia pure in foggia trasversale) le marcette di paese un pò balcaniche.
Luca Cavina, Lorenzo Esposito, Paola Mongardi, Alessandro Petrillo e Davide
Santandrea fanno del loro meglio e la bella grafica di Cinzia La Fauci rende
il tutto maggiormente appetibile, conformando questa produzione multiforme
al qui ed ora degli intrecci stilistici odierni. Fra obliqua fusion ed elegiache
trasposizioni pop alla Satie (Dre
Foè), sussulti di rock (Mavra)
e laiche prediche digitali (Mantra)
si ricerca una strada sicuramente originale ma senza mai operare scelte
che stilisticamente risultino nette e chiare. Un disco che in ogni caso
bene testimonia degli umori dell'underground di casa nostra. Aurelio Cianciotta |