Una grigia città industriale sullo sfondo. Stalin crocifisso: tanti corvi lo piluccano. La Banda Bassotti trasporta la statua di Lenin su un camioncino. Marx al mercato ortofrutticolo. "Better dead than red". Simboli e immagini dal crollo dei blocchi contrapposti e delle ideologie, tra provocazione e nostalgia di un precario equilibrio. Un crollo dal quale è sorta una nuova babele di migrazioni, culture e linguaggi: è quanto è alla base di "Sen soj trumàs", nuovo album della band Transgender. Qualche breve richiamo biografico. Si tratta di un gruppo bolognese nato nel 1997, molto aperto a nuove entrate e collaborazioni. La band è andata avanti con demo, partecipazioni a compilation dell'underground e importanti riconoscimenti. Nel 2003 arriva il nuovo disco, edito dalla label alternativa Snowdonia con LM Records. Luca Cavina al basso, Lorenzo Esposito Fornasari al canto e vocoder, Paolo Mongardi alla batteria, Alessandro Petrillo alle chitarre e guitar-synth, Davide Santandrea alle tastiere. Questo il quintetto-base, al quale si sono aggiunti due nomi prestigiosi: Giovanni Lindo Ferretti, voce dei celebri CCCP poi CSI ora PGR; Eraldo Bernocchi, manipolatore sonoro di scuola laswelliana. "Sen soj trumàs" è un coacervo di suoni, lingue e influenze: dai King Crimson ai Faith No More, dai CCCP ai Mr. Bungle passando per l'onnipresente Frank Zappa. Si parte in modo eccellente con la visionaria e fragorosa "Dre Oucantelva": voce filtrata, bruschi cambiamenti di atmosfere, visioni e una lingua inventata, non Kobaiano ma un dialetto meticcio di sapore slavo. Creatività a tutto spiano. Ai confini del cabaret e del rumorismo ("Multis"), della fusion e della psichedelia (opportunamente trattate e deviate, vedi la ficcante "Dernier jour"), del punk, di Slapp Happy e Stormy Six (la festosa e zingaresca "Craud"). Un sound che ha tanti confini ma che purtroppo non diventa mai definito e personale. Mi ricordano i Disciplinatha ma li accosterei anche all'esperienza totale dell'apprezzato Nihil Project. Più psichedeliche e jazzate le atmosfere di "Dre foè"; corali e tinte di vago blues quelle del liquido post rock di "Spoony Geeza". "Mavra (Sala Ruè)" è un elettro funk rock di grande impatto e energia. L'Oriente rivelato dalla band non è solo quello vicino ma anche l'India: in "Mantra" entra in gioco Ferretti. Una formula magica che parla di musica che "avvampa si propaga forma meravigliosa". Uno dei brani più interessanti del disco. Ci si avvia al finale in modo altrettanto eccentrico: flirtando con la psichedelia d'avanguardia tanto cara a Mizmaze e Snowdonia (l'intensa "A crime memoir", ispirata a "My dark places" di James Ellroy); elaborando un remix marziano di "Dernier jour". Ma siamo appena alla traccia n. 10 e il lettore ne segna 69! Ancora 59? Silenziosamente scorre il dischetto ottico e planiamo verso "Uncle M16 word of wisdom mix": la band si avvale della prodigiosa opera di Bernocchi che - vulcano in continua eruzione - sforna un fiammeggiante funk elettrico ai limiti della jungle. I Transgender sono un gruppo davvero originale e coraggioso. Li seguiremo con attenzione e orgoglio e li consigliamo ai nostri visitatori. Voto: 7

Donato Zoppo