Fermi! Fermi Tutti! Non tutto è perduto. Oddiosanto... quasi non ci credo... ditemelo voi... Uno sguardo alla "macchina cha fa pin" nella sala operatoria dei "Monty Snowdon" e il tizio medio ridotto allo stremo sotto gli ultimi ferri e tubicini sonori dei finti radical-deviazionismi contemporanei riprende miracolosamente ad animarsi. Finalmente un tributo che si autocelebra e autosconfessa allo stesso tempo. Finalmente un tributo di quelli (sì sì... sto per dirlo senza alcuna paura) intelligenti. Finalmente un'operazione che la smette di ricordarci pedantemente con gli occhialini da vista sulla punta del naso "quanto seminali" siano stati certi gruppi (gli Stooges li abbiamo ascoltati tutti, dei titoli dei brani giustamente non c'è affatto bisogno e poi quel vecchietto rachitico in un modo o nell'altro va ancora rompendo i marroni in giro) e si tuffa invece in caduta libera nell'oceano ludico della fase di reinterpretazione e/o produzione (Scotti e la signorina La Fauci sarebbero dovuti stare dietro alla consolle di almeno una cinquantina di dischi l'anno da un pò di tempo a questa parte, visti i risultati). Confezione "disallineata". Artwork semi-inconfondbile. Ogni brano un crampo al cuore a sé. Si aprono le "danze promesse" nella seconda di copertina con il '69 (tra musicista e ascoltatore) più orgasmico dell'intero lavoro (la "grooveggiante" 1969 di Etoile France). Il servilismo "canile" a seguire di Taniguchi "Maruta" Masaki è il più struggentemente e fastidiosamente urticante dai tempi dei Teenage Jesus and the Jerks. La spumeggiante giocosità dreampop anti-divertita di Ectogram è cerebro-flatlineante quasi come il successivo incedere tribal-industrial poi sisma chitarristico poi suadente sussurro poi delirio della Real Cool Time di Steven Bryant. Si dovrebbe descrivere ogni brano, tessere le lodi dei partecipanti nostrani (le Allun e il loro sound da psicosi terminale su tutti ma bravi anche i Mutable con la loro massa sonora informe molle e umida che ti si appiccica alle orecchie), fare seri discorsi sull'alto tasso di innovazione musicale contenuto in questo pacchettino. Non c'è tempo. I brani si snodano lungo i binari di una sequenza originale poi fatta ricorsivamente esplodere. I flash mnemonici ti aggrediscono. Le atmosfere ti sballottano da un capo all'altro dell'udibile azzerando di continuo la memoria a breve termine riguardo il filo rosso che dovrebbe unire le tracce (una sorta di Memento in versione sonora in cui devi tenerti la polaroid e la copertina coi quattro tizi di Detroit sempre pronta). Nonostante le circonvoluzioni elettro-glitch di Tim Perks (staremo ancora parlando di quella "cosa" chiamata We Will Fall?... Boh... e poi comunque chi se ne frega... è comunque talmente "ambientalmente" coinvolgente da far invidia alla Mille Plateaux), gli scherzetti Die Moulinettes style di Solex, il bellissimo folk rallentato a tinte scure riempito di scorie ossessive di Dean Roberts... nonostante appunto la presenza di "nomoni" come quelli citati... il disco riesce a mantenere un salubre retrogusto dis-attualizzante in grado di sfuggire ad accostamenti e banalizzazioni e, soprattutto, riesce a darci la stordente sensazione dell'insolito (ma questa non è una caratteristica della Snowdonia intera da fin dagli albori?). Tanto per intenderci 1: questo disco sa di pura NO WAVE. Tanto per intenderci 2: questo disco è eccezionale. Tanto per intenderci 3: questo disco non è per tutti (non sarà disponibile nei negozi ma solo ordinandolo via mail a snowdonia@tnet.it). Tanto per intenderci: come da info, questo disco combatte la cellulite. Quella di Cinzia una volta superato il milione di copie vendute e anche quella mentale degli ascoltatori superato il milione di ascolti effettuati. Intesi? (5/5) Mauro Cassarai |